Idiofoni di legno
(torna alla pagina "Strumenti musicali")
Gli shakubyôshi
Gli shakubyôshi [lett. "bastoni da ritmo"] sono una coppia di
tavolette di legno di bosso lunghe circa 36 cm; si suonano tenendone
uno fermo nella mano sinistra e battendo sulla sua superficie piatta la
costola dell'altro (tenuto nella mano destra). Gli shakubyôshi emettono un suono secco che serve per per scandire il ritmo in alcuni
generi di musica come il saibara e la musica cerimoniale shintoista.
Sono considerati uno strumento originario del Giappone.
Gli hyôshigi
Gli hyôshigi [lett. "legni da ritmo"] sono una coppia di
stecche di sezione quadrata lunghe circa 24 cm (solitamente in legno
di quercia) che vengono fatte suonare battendole insieme. Sono chiamati
anche semplicemente ki [legni].
Vengono
utilizzati in molti tipi di spettacolo teatrale (inclusi il kabuki, il bunraku ed il nô).
Gli hyôshigi sono uno strumento apparentemente semplice ma in
realtà il timbro del loro suono è piuttosto diverso a seconda del modo
di suonarli. Nella musica da teatro queste sfumature sono specificate
dettagliatamente a seconda della situazione: padroneggiare le tecniche di
emissione del suono richieste di volta in volta richiede una notevole
esperienza.
Il mokugyo
Il mokugyo [lett. "pesce di legno"] è uno strumento a percussione che viene suonato percuotendolo con una mazza; solitamente il suo corpo ha una forma rotondeggiante cava, dotata di una larga fessura, ma ne esiste anche un tipo costituito semplicemente da una tavola piatta di legno.
|
Un grande mokugyo in un tempio buddhista |
Il mokugyo è stato importato in Giappone dalla Cina durante il periodo Kamakura assieme al buddhismo zen e viene usato come strumento rituale nei templi buddhisti (soprattutto per scandire il tempo durante la recitazione dei sûtra); a volte è utilizzato anche nel teatro kabuki, nelle scene ambientate in un monastero o per richiamare atmosfere di solitudine e meditazione.
Uno strumento derivato dal mokugyo, chiamato chinese block, viene usato anche nella musica leggera occidentale (solitamente in una serie di elementi di grandezza diversa).
Il binzasara
Strumento formato da parecchie decine di tavolette di legno di uguali dimensioni tenute insieme da una corda che passa attraverso un foro praticato vicino ad una delle estremità di ogni tavoletta. Lo strumento viene tenuto per due manici posti alle estremità della fila e suonato facendolo ondeggiare in modo che le tavolette sbattano una contro l'altra.
Il binzasara è uno strumento di origini molto antiche e tradizionalmente legato alle danze che si tengono in occasione di celebrazioni religiose buddhiste e shintoiste (come le danze del dengaku). Secondo una teoria, lo strumento sarebbe di origine tibetana e il suo stesso nome deriverebbe dalla pronuncia tibetana dei due termini sanscriti binza "far suonare scuotendo (un sonaglio o simile)" e sara o shara "albero di sara" (e, per antonomasia, "legno").
Tra queste celebrazioni c'è ad esempio la cerimonia del Binzasara mai [Danza del binzasara] che si tiene annualmente al tempio buddhista di Asakusa a Tôkyô; i binzasara utilizzati in questa occasione sono formati da 108 tavolette (di dimensioni 15 x 3 x 0.6 cm) a simboleggiare le "108 passioni terrene" della tradizione buddhista che verrebbero allontanate dal rito.
Il binzasara viene occasionalmente utilizzato anche nel teatro kabuki.
Il kinuta
Il kinuta non è propriamente uno strumento musicale ma una mazza di legno avente una tipica forma a tronco di cono che anticamente veniva usata dalle lavandaie per battere e dare brillantezza ai tessuti. Solitamente questa operazione veniva effettuata alla fine dell'autunno per preparare il guardaroba per l'inverno: due persone disponevano i panni su una tavola di legno, si sedevano ai due lati di essa e battevano alternativamente e ripetutamente. Con il tempo il suono monotono e un po' ipnotico del kinuta era divenuto un luogo comune in letteratura (a partire dal Genji monogatari) per richiamare un'atmosfera autunnale di solitudine e di malinconia. In campo musicale il kinuta fu usato (con lo stesso scopo di suggerire un clima autunnale) nella musica di scena del kabuki. Inoltre si sviluppò un tipo di brani in cui lo strumento non era utilizzato direttamente ma il suo suono era richiamato da una forma melodica che ne imitava i colpi. Opere del genere erano comuni soprattutto all'interno del sôkyoku e del jiuta ed erano chiamate kinutamono. In alcuni casi il riferimento allo strumento prendeva la forma di una figura ritmica (costituita dalla successione di un battito forte seguito da uno più debole) che accompagnava come un "ostinato" tutta la durata del brano; questa tecnica veniva chiamata kinutaji [lett. "base di kinuta", "sfondo di kinuta"]. Spesso anche il titolo di queste opere aveva un riferimento diretto al kinuta.
Tra i brani musicali che hanno relazione con il kinuta si possono citare:
- un dramma di teatro nô (Kinuta);
- un'opera di katôbushi (Kinuta);
- diversi brani di sôkyoku e jiuta:
- Yodanginuta di Ikuta Kengyô;
- Azumajishi di Minezaki Kôtô;
- Godanginuta di Mitsuzaki Kengyô;
- Okayasuginuta (opera tramandata nella scuola Yamada);
- Kinuta di Miyagi Michio.
Questa stampa di Utagawa Hiroshige (1857) ritrae due donne sulla riva del fiume Tamagawa che battono la biancheria al chiaro di luna ed è un esempio tipico delle atmosfere che tradizionalmente vengono associate con il kinuta. La poesia riportata in alto a destra è un tanka di Minamoto no Toshiyori (1055 - 1129):
Matsukaze no
oto dani aki wa
sabishiki ni
koromo utsunari
Tamagawa no sato |
Autunno: rumore
del vento tra i pini,
solitario, malinconico
battere di vestiti
nelle lande del Tamagawa. |
Senzaiwakashû,
V, 339
Immagine gentilmente fornita da John Fiorillo (dalla pagina Mu
Tamagawa "Six jewel rivers" del sito Viewing
Japanese Prints)
Altri siti
Asakusa jinja
shinji binzasara [Il rito del binzasara del tempio
di Asakusa] (in giapponese)
Fonti delle illustrazioni:
(torna alla pagina "Strumenti musicali") |