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Origine dei kana

Fin dal periodo Nara anche l'uso puramente fonetico dei caratteri cinesi fu molto diffuso soprattutto nei testi poetici (che contenevano poche parole di derivazione cinese); utilizzati in questo modo non ideografico, i caratteri cinesi venivano chiamati genericamente kana (lett. "nome assunto" o "nome attribuito", con riferimento al fatto che venivano usati in un modo che non corrispondeva al significato originale, "vero", dell'ideogramma) oppure man'yôgana (perché con questo sistema di scrittura fu compilato il Man'yôshû, la prima antologia di poesie in giapponese).
Attualmente il termine kana è usato solamente per indicare le forme semplificate di caratteri, cioè gli hiragana e i katakana.

Gli hiragana

L'uso fonetico dei caratteri cinesi era soggetto ad una notevole libertà di scelta individuale a causa del grande numero di omofoni presenti tra gli ideogrammi; gradualmente però per motivi di semplicità si cercò di arrivare ad una standardizzazione dei caratteri utilizzati, cioè a rappresentare ogni suono con un solo carattere (bisogna però notare che la definitiva standardizzazione dei kana avverrà solo in epoca Meiji). Parallelamente anche la forma grafica dei caratteri poteva essere molto semplificata in quanto le poche decine di simboli necessari per rappresentare i suoni potevano essere tracciate con pochi tratti di pennello (che non sarebbero invece stati sufficienti per scrivere in modo distinguibile migliaia di ideogrammi).

Nella corte imperiale della prima metà del periodo Heian (VIII - IX secolo) si assiste quindi allo sviluppo di un alfabeto fonetico che deriva essenzialmente da una estrema semplificazione e stilizzazione dei kanji che erano già utilizzati foneticamente (man'yôgana) e in particolare della loro forma corsiva (detta sôsho); tali caratteri saranno in seguito indicati con il nome di hiragana ["kana comuni, ordinari"].

 

Origine dei kana
Confronto tra le forme rette (kaisho), semicorsive (gyôsho) e corsive (sôsho) dei tre kanji utilizzati per rappresentare i suoni ka, ke e ha, che hanno dato origine agli hiragana corrispondenti

Gli hiragana furono utilizzati largamente (e forse anche ideati) dalle dame di corte, che generalmente non studiavano il cinese ma erano addestrate agli esercizi di calligrafia (come pura forma d'arte) e necessitavano quindi di un mezzo di scrittura semplice; per questo motivo gli hiragana furono anche chiamati onnade [lett. "mano di donna", cioè "tecnica femminile"]. La diffusione degli hiragana è legata all'affermarsi del giapponese come lingua poetica e letteraria verso la metà del periodo Heian: in particolare gran parte della produzione del "secolo d'oro" della letteratura giapponese (XI secolo) fu scritta in hiragana.

I katakana

Più o meno contemporaneamente agli hiragana si sviluppò in Giappone un'altra forma di scrittura fonetica chiamata katakana, che era usata dagli studiosi di cinese (soprattutto dai monaci) per annotare la pronuncia accanto ai caratteri dei testi che leggevano (non erano quindi utilizzati per scrivere testi completi). Anche in questo caso la forma dei caratteri deriva da ideogrammi cinesi semplificati ma, poiché i katakana furono sviluppati indipendentemente in un ambiente differente, i caratteri presi a modello non sono necessariamente gli stessi usati per gli hiragana: ad esempio i caratteri カ (ka), ケ (ke) e ハ (ha) derivano rispettivamente dai kanji 加, 介 e 八. Inoltre a causa delle particolari esigenze da cui sono nati (specialmente per la necessità di essere scritti in piccolo in poco spazio) essi non furono derivati dalla forma corsiva dei caratteri, ma ottenuti separando una parte della forma retta (kaisho; il termine katakana significa letteralmente "frammento di kana").

 

Autore: Mario Carpino