Origami
Una storia antica e dalle origini sconosciute.
Una storia moderna, in continua evoluzione.
Una storia ricca di creatività e di applicazioni.
E’ la storia dell’origami, l’arte del piegare la carta.
Il fondamento essenziale di quest’arte, che si dispiega e cresce nei secoli, arricchendoli di colori e bellezza –semplice a volte, ma anche molto complessa, specialmente in epoca contemporanea, grazie all’espressione della creatività di talenti come Satoshi Kamiya e Robert Lang – è sempre lo stesso, uno e uno soltanto: la carta.
Per questo motivo dobbiamo collocare la nascita dell'origami sicuramente oltre il 105 d.C., data dell'invenzione della carta. Nata in Cina, la tecnica e la produzione della carta sarà tenuta segreta fino agli albori del VII sec. d.C., ed è solo a questo punto che, con la diffusione della carta nel mondo, gli eventi presero … una nuova piega!
La diffusione della carta, infatti, pone le premesse per un primo sviluppo della manualità nel piegare la carta stessa, espressione artistica ed esercizio tecnico che in Giappone, in particolar modo, furono inglobati e resi propri dalla cultura e dalla religione.
L’origami – nome con cui s’identificano tanto l’arte in sé, quanto i modelli creati e la tecnica necessaria per piegarli – diventò così, in ultima istanza, anche la manifestazione della stessa storia giapponese.
Focalizzandoci sul nome stesso, portando la ricerca del suo significato a una maggiore profondità, possiamo comprendere come esso esprima ben più contenuti di quanti possa immaginarsi a prima vista.
La parola origami, infatti, è formata da due termini: "ori", che significa piegare, e "kami" che significa carta. Da qui l'arte di "piegare la carta" o della "carta piegata". Tale notizia, tuttavia, esprime solo una prima e intuitiva verità. Sebbene quest'arte faccia della piega la sua caratteristica fondamentale, concentrandoci sulla parola "kami" possiamo comprendere perché quest'arte presenta sfumature più sottili, in particolar modo filosofiche e religiose.
Questo, perché la parola "kami", oltre a significare carta, sta a indicare "ciò che sta sopra": quindi gli spiriti e gli dei. Ecco, così, che la carta diventa un mezzo di espressione, un richiamo alle divinità e, soprattutto, un’effettiva manifestazione della mutevolezza delle cose, tema molto caro alla religione orientale.
Peraltro, le complesse tecniche di produzione della carta richiedevano conoscenze e competenze a quel tempo in possesso di pochi, in particolare dei monaci, che diedero all'origami una connotazione religiosa. L'idea stessa di origami era allora molto differente, consistendo nella piega di forme geometriche a partire da strisce di carta bianca. Questi erano i "go-hei", simboli della presenza divina.
Il concetto di origami, pertanto, può intendersi anche come “arte del piegare … lo spirito”, ovvero maestra nell’insegnare l’umiltà e il valore delle piccole cose, cui piegarci per scorgere una grandezza e una bellezza che può esprimersi in infiniti modi e forme partendo da un materiale povero e fragile come la carta … e tanta fantasia!
Quest’affascinante itinerario nel mondo dell’origami è appena iniziato e continuerà nei prossimi mesi, in cui “viaggeremo” insieme tra le epoche, fino a giungere ai giorni nostri, per indagarne le nuove frontiere.
E in Italia? Come, quando e quanto, si è diffusa quest'arte?
Queste e altre curiosità le approfondiremo a Napoli, dal 22 al 25 aprile, al Comicon 2016, nella Sala Conferenze dell’Asian Village, in occasione di tre incontri tematici sviluppati da un punto di vista ... molto, molto originale.
Alessandro Ripepi, in arte Origami Oh
Giuseppe Pollio
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