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Cerimonia del te

Una descrizione di una cerimonia formale del tè giapponese di Elliot Mitchnick, che occupa il grado di Junkyoju (professore associato) di Urasenke, una tradizione del tè vecchia di 400 anni che ha sede in Giappone, a Kyoto.
(Se è attivata la lingua giapponese nel browser riuscirete a vedere la maggior parte dei termini del tè assieme ai propri kanji. Vedere la sezione Glossario di questo sito per le definizioni).
 
I. CHAJI – INCONTRO FORMALE PER IL TE
Chaji 茶事è il termine che descrive il tè formale, che si trasformò attraverso la storia del tè in Giappone; in questo testo tratto la tradizione Urasenke del tè. Sebbene ci siano numerose altre tradizioni caratterizzate da lievi sfumature diverse, l’idea principale è da sempre quella di offrire all’ospite una scodella di tè squisito.
 
Il termine Chaji, letteralmente “una cosa del tè”, viene usato oggi per descrivere un incontro formale per bere il tè. Si crede però che 400 anni fa sia stato usato invece il termine Chakai 茶会. Questo termine significa “un’assemblea per il tè”, e descrive oggi un incontro del tè informale, nella quale viene spesso servita una scodella di tè leggero con qualche dolce.
 
Prima di continuare, vorrei che fosse chiaro che ne scrivo come se vivessimo nel mondo perfetto del tè, circondati da bei giardini giapponesi e da sale da tè. In Giappone oggi poche persone hanno le capacità di offrire questo tipo di tè. Ho partecipato a molti di questi incontri in Giappone in luoghi diversi, e tutti sono stati emozionanti. C’è una frase giapponese che si usa spesso nel parlare di tè, “ichi go ichi e: 一期一会, cioè “una possibilità, un’opportunità” che ci insegna che questa tempo trascorso insieme è un’opportunità di una sola volta, allora è necessario cogliere l’essenza dell’evento.
 
Iniziamo il nostro viaggio nel tè: il nostro tè sarà un tè standard che si chiama Shogochaji 正午茶事, un tè del pomeriggio. È ottobre; i giorni diventano più freddi, le foglie cambiano colore, ed il nostro padrone di casa decide di tenere un evento formale del tè. La settimana prima, con inchiostro, pietra dove sciogliere l’inchiostro e fogli di carta, inizia a scrivere ai primi ospiti, o forse a tutti gli ospiti, un invito al tè. L’invito inizia con un saluto della stagione e prosegue con dettagli riguardanti il tè. Viene spedito al primo ospite, che si occuperà poi di invitare gli altri. Dopo questo, il primo ospite scriverà un elenco degli ospiti confermati. Può anche andare a trovare il padrone di casa il giorno prima con un regalo di stagione – per esempio sarebbe bella una piccola scatola di funghi matsutake. Il padrone di casa potrebbe mettere i funghi nel tè, oppure usarli per preparare matsutake gohan (riso con funghi); se fossero grandi andrebbero grigliati come un yakimono, un piatto alla griglia.
 
Nel frattempo il padrone di casa si occuperà delle preparazioni per il tè; sceglierà gli utensili per i piatti, e per il tè denso e leggero; preparerà la lista per gli ospiti, ricordandosi di qualsiasi loro gusto alimentare alimentare. Mentre fa la spesa, il padrone di casa deve essere sempre pronto per eventuali cambiamenti; per esempio, che le verdure non siano disponibili o di alta qualità. La maggior parte di ciò che è scritto della cucina giapponese kaiseki 懐石 è basato sul calendario lunare, i cui mesi vanno un mese in anticipo del calendario che usiamo oggi. Il padrone di casa passerà dalla pescheria la mattina del tè per prendere il pesce. Vorrà essere sicuro che tutti gli utensili vadano bene insieme, che la scelta non sia troppo banale con piatti ripetuti da un certo forno produttore. Per esempio, se viene usata la ceramica shinoyaki per il mukosuke (un piatto di pesce crudo), non la si dovrebbe usare anche per il yakimono (piatto di cibo grigliato), per cui il padrone di casa disporrà gli utensili e le stuoie tatami per vedere come andranno insieme. Questo procedimento si chiama toriawase 取り合わせ.
 
Il giorno prima, laverà il roji 露地 e lo tsukubai つくばい. Se il recipiente fosse sporco, verra’ lavato con del sale, sciacquato e poi coperto. Il giorno del tè controllerà il roji ed inizierà a preparare la sala da tè.
 
Pulirà la sala e appenderà il rotolo dipinto sul tokonoma 床の間. Il braciere, o ro 炉 (focolare incavato) verrà preparato assieme al carbone per il tabakobon 煙草盆 , cioè i posacenere. Poiché avrà tante cose da sistemare prima dell’arrivo degli ospiti, impiegherà anche un assistente per dargli una mano. L’orario è molto importante, dunque l’aiuto degli altri è sempre apprezzato. Ho conosciuto però un padrone di casa che faceva tutto da solo, compresa la cucina. Vorrei io essere così organizzato!

Poco prima che arrivino gli ospiti (10-15 minuti prima del tè di mezzogiorno), il padrone di casa spruzzerà il sentiero del giardino con acqua, anche nel mezzo dell’inverno. Dovrà stare attento a non bagnare troppo le piante che segnano il sentiero e che eviti di creare delle pozzanghere che potrebbero bagnare i kimono degli ospiti. Quando tutto è pronto, il padrone di casa andrà al cancello principale dove spruzzerà l’acqua per dare un segnale agli ospiti, solo allora le porte verranno spalancate per accoglierli. Si badi che tante sono le regole da seguire, dunque occorrerà che gli ospiti abbiano una buona conoscenza del tè prima di venire. Nel caso qualcuno non conosca abbastanza la cerimonia, sarà messo in coppia con un altro ospite che lo potrà assistere.

Ci sono delle eccezioni alla regola. Ricordo di aver organizzato un tè per un amico scrittore che invitò 10 persone in una stanza da un tatami e tre quarti. La maggior parte degli ospiti sedevano nel soggiorno collegato. Il primo ospite, un amico e professore di tradizione classica giapponese, fu scelto dallo scrittore. Andò dal suo insegnante per una lezione speciale, e l'insegnante gli disse che era impossibile imparare tutto entro una settimana. L’ospite mi consultò, e lo assicurai che sarebbe andato tutto bene. Per fortuna gli altri ospiti ne sapevano ancora meno, e anche se dovevo sforzarmi di spiegare nel mio giapponese imperfetto alla fine andò tutto bene. Penso che sia dovuto al fatto che il kaiseki era stato preparato da uno dei grandi chef di Kyoto. Il primo ospite aveva portato un regalo di 15 pesci dolci vivi, e senza battere occhio lo chef mise le braci nell’apposito contenitore e li cosse alla griglia.
Ma torniamo alla nostra discussione sul tè. Quando arrivano gli ospiti, entrano per il cancello principale (come potete vedere nelle foto) e camminano lungo il sentiero di pietra fino all’edificio principale, dove si lasciano i pacchi e si cambiano i tabi (calzini con l’alluce diviso). Si dirigono poi verso la sala d’attesa mentre arrivano gli altri. Nella sala d’attesa, ci potrebbe essere un rotolo dipinto con un tema stagionale appeso al muro, ad esempio un panorama delle montagne Arashiyama nel loro splendore autunnale. L’ultimo ospite ad arrivare chiuderà la porta scorrevole facendo un lieve rumore per avvertire il padrone di casa che tutti sono presenti. Egli entrerà in stanza per salutare gli ospiti, che saranno seduti ai propri posti. A questo punto potrebbe offrirgli dei bicchierini di acqua calda per dissetarsi dal viaggio. Gli chiederà poi di andare al koshikake machiai 腰掛待合 nel roji. Siccome gli ospiti avranno lasciato i sandali zori alla porta d’ingresso, il padrone di casa gli fornirà degli zori da giardino da utilizzare nei roji. L’ospite d’onore, ovvero il shokyaku (正客), sarà il primo ad uscire dalla stanza, seguito da ognuno nel proprio ordine. L’ingresso del roji interno è una via di fuga per gli ospiti.
 
Fine della prima parte.
 

 

 
Eliot Mitchnick ha ottenuto la licenza in tè del grado di Junkyoju. Il suo nome del tè (chamei) è Soei.

QUEST’OPERA (TESTO, IMMAGINI E TRADUZIONE ITALIANA) E’ PROTETTA DA DIRITTI D’AUTORE E/O ALTRE LEGGI IN VIGORE. QUALSIASI USO DI QUESTO TESTO DIVERSO DA QUELLO AUTORIZZATO CON QUESTA LICENZA O DIRITTO D’AUTORE E’ PROIBITO. CONTATTARE cultura-giapponese.it oppure japanesegardening.org PER CHIARIMENTI.