Geisha
La figura della geisha è indubbiamente una delle più note in occidente, e purtroppo il suo ruolo viene spesso ed erroneamente frainteso con quello di una prostituta residente in un bordello, la cui attività principale è la soddisfazione sessuale del cliente. In realtà questa figura della cultura tradizionale nipponica, che nel corso dei secoli ha conosciuto uno sviluppo e una mutazione notevole fino a rimanere viva nella sua tradizione anche ai giorni nostri, è riconducibile a quella di un intrattenitore di corte, che grazie alle sue qualità fisiche armoniose, alle sue movenze nella danza, alla sua profonda conoscenza della cultura letteraria nonché alla sua abilità nell’arte della musica ha il compito di allietare la permanenza degli ospiti (spesso politici o facoltosi uomini d’affari) all’interno dei quartieri di piacere giapponesi.
Il termine geisha (芸者) sta ad indicare una persona (sha 者) le quali funzioni sono quelle di occuparsi dell’arte e di ciò che ad essa è collegato (gei 芸), e pertanto la traduzione italiana più corretta per definire questa figura sarebbe “artista”, ossia “colui che si cimenta nelle arti”. Osservando attentamente la traduzione, il lettore potrebbe pensare che tradurre al maschile il termine geisha sia un errore; in realtà le origini di questo termine sono collegate alla figura maschile dell’intrattenitore nelle occasioni alle quali era prevista la partecipazione di funzionari dell’aristocrazia Tokugawa nel XVII. Soltanto in seguito, circa un secolo dopo, anche le donne avrebbero iniziato a lavorare come geisha e con il tempo, grazie alla loro maggiore grazia e alla compostezza sensuale dei movimenti del corpo, riscontrando maggior successo nel pubblico rispetto alla controparte maschile, le geisha di fatto ottennero l’esclusività nell’esercitare questa professione.
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