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Capigliatura, trucco e abiti di una geisha

Gli elementi che caratterizzano di più la presenza estetica dell’artista intrattenitrice sono sicuramente tre: l’acconciatura, il trucco e il vestiario.
Le acconciature portate dalle geisha hanno conosciuto dei cambiamenti dovuti al passare delle epoche, ma il genere di capigliatura considerato ai giorni nostri “tipico” delle intrattenitrici è indubbiamente lo shimada, uno stile tipico del periodo Edo e che consiste in una forma elaborata di chignon, adornato da delle eleganti forcine dette kanzashi e che richiede un complesso lavoro di acconciatura, al punto che le geisha sono solite dormire con il collo poggiato ad alcuni specifici sostegni che ne rialzino lo spessore rispetto al cuscino, in modo tale da non scompigliare il modo in cui portano i capelli.
La caratteristica più evidente all’occhio è però indubbiamente il trucco. Le geisha sono solite dipingere la superficie visibile del corpo di uno spesso strato di colore bianco (simile al cerone usato nel teatro), interrotto da un rossetto di color rosso acceso e un trucco nero intorno alle linee degli occhi. Originariamente il colore bianco era dato da una polvere a base metallica (plumbea) e per questo assai nociva, al punto che venne successivamente ricavato attraverso una mistura di farina di riso e reso colloso per una tenuta più duratura. Inoltre, per accentuare l’effetto erogeno e sensuale del trucco, la zona della nuca veniva lasciata leggermente scoperta e dipinta con delle forme tradizionali simili a delle V o delle W. Infine, nei tempi più antichi i denti venivano dipinti di nero attraverso una mistura metallica in modo da far sembrare il volto della geisha simile a quello di una maschera di teatro. Con il tempo questa pratica, mantenuta dalle cortigiane per più lunghi periodi, venne soppiantata per i danni che provocava alla dentatura delle artiste.
Per quanto concerne invece il vestiario, le geisha erano solite indossare dei kimono molto costosi ed eleganti, arricchiti da degli obi altrettanto sfarzosi e portati in nodi differenti a seconda dell’età, e variavano in base al grado dell’artista all’interno della gerarchia familiare: le apprendiste vestivano di colori più sgargianti, con dei kimono a manica più lunga, mentre per le geisha era abitudine variare il proprio kimono con i colori relativi alle stagioni nelle quali venivano indossati. Per questo motivo la spesa dei kimono era decisamente alta e costituiva la parte più costosa da rimborsare alla propria okiya. Ai piedi invece venivano indossati semplici tabi, e solo all’esterno alle geisha era permesso vestire con dei semplici zori, dei sandali di legno sprovvisti di tacco.