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Origini storiche delle geisha

Le origini storiche delle intrattenitrici femminili sono da ricercarsi già intorno agli ultimi anni del VII secolo, periodo in cui molte famiglie, non avendo la possibilità di mantenere economicamente le proprie figlie, facevano sì che queste abbandonassero la loro casa di provenienza per dedicarsi al servizio presso le altre famiglie più ricche. La maggioranza di queste donne prestava servizi sessuali, ma quelle che avevano ricevuto una maggiore educazione culturale potevano permettersi di intrattenere i partecipanti degli incontri dei nobili con la loro dialettica e la loro cultura letteraria.
Da quando la dinastia imperiale si stabilì a Kyoto nel 794, e nel lungo periodo di pace più prospero per la letteratura e la cultura classica che ne seguì fino al 1185 (noto con il nome di Heian) la figura della donna di cultura conobbe il suo massimo sviluppo: di fatto in questo periodo storico la cultura letteraria ed artistica era competenza delle donne di corte, come documentano i numerosissimi nikki e monogatari dell’epoca (tra i quali il più celebre è sicuramente il Genji Monogatari di Murasaki Shikibu).
Se per certi versi la figura della geisha come donna artista si può dire che conobbe qui le sue radici, a causa dell’ascesa al potere dell’aristocrazia di spada e in seguito ai conflitti dei secoli successivi, la donna post-Heian venne relegata a ruoli decisamente inferiori, fino ad incontrare una separazione netta tra le figure di intrattenitrice (geisha) e cortigiana (tayû) a cavallo del 1800. Di fatto, le geisha mantennero una netta separazione dalle cortigiane, seppure in molti casi ricoprendo dei ruoli inferiori rispetto alle stesse tayû ma caratterizzato dal divieto di partecipazione in atti sessuali con il cliente. Anche se questa limitazione venne imposta per non minare il successo delle maggiori cortigiane Tokugawa (note con il nome di Oiran) impedì ai due termini di divenire effettivamente sinonimi l’uno dell’altro, cosa che tuttora in occidente spesso non avviene e che crea la maggior parte degli errori di interpretazione tra le due figure.