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“Wajin” e “Nihonjin”. Distinzione, o Associazione?
Prima di tutto, è necessario fare chiarezza sui termini “Wajin” e “Nihonjin”, che appariranno frequentemente. Per “Wajin” (和人) si intende “il popolo della regione di Yamato”11, e per estensione tutti i Giapponesi residenti in Honshū, l’isola principale. “Nihonjin” (日本人), è invece, il corrispettivo del termine italiano “abitante del Giappone”.
L’accezione “Wajin” è spesso utilizzata per porre in contrasto i Giapponesi “puri” con le minoranze etniche quali, per citarne alcune, gli stessi Ainu e gli abitanti delle Ryūkyū; al contrario “Nihonjin”, è intesa ad inglobare sia i “Wajin” che le suddette minoranze dietro un unico presupposto: l’appartenenza ad una stessa nazione.
Già l’esistenza stessa di un termine come questo porta a presupporre una posizione di superiorità etnica da parte dei sedicenti giapponesi “di Yamato” sulle restanti popolazioni. C’è da chiedersi cosa ne pensino gli Ainu a riguardo.
Ebbene, esistono due diverse linee di pensiero: entrambe ambiscono a farli riconoscere come “Nihonjin di origine Ainu”, ma perseguendo strade diverse. Seguendo la strada della distinzione, gli Ainu che non si identificano con i “Wajin” pongono l’accento sulle loro differenze etniche; quella dell’associazione viene seguita dagli Ainu che invece mirano ad essere riconosciuti come “Nihonjin”, portando avanti come base teorica le somiglianze tra le due culture.
C’è addirittura un terzo gruppo, frutto probabilmente dell’etnocentrismo dei “Wajin” portato all’esasperazione, il quale respinge la propria identità di Ainu, rinnegando il suo bagaglio culturale (similmente a ciò che disgraziatamente ancora avviene tra le popolazioni aborigene australiane).
Nel caso del Giappone, la cui Costituzione prevedeva l’esistenza di un solo, unico grande popolo omogeneo12, gli Ainu si vedono infatti privati del loro statuto di minoranza etnica certificata, e non hanno quindi spiegazioni per il loro differente approccio sociale se non in quanto… esseri intellettualmente inferiori!!
Essi si trovano quindi in una posizione di stallo, che la Sjöberg definisce un “buco nero culturale”: sono giapponesi in quanto abitanti del Giappone, ma non sono giapponesi in quanto non si identificano con la principale etnia giapponese; sono Ainu perché è questa la loro origine, ma non vogliono essere Ainu perché ciò vuol dire essere diversi, e questo comporta la discriminazione da parte dei giapponesi veri e propri. Ne deriva che l’unico modo possibile per loro, di essere riconosciuti come parte integrante del Giappone, è… disconoscere la propria differente identità culturale.
Non si definiscono “indigeni”, perché questo equivarrebbe ad ammettere di essere una minoranza, di essere “marginali”; gli Ainu si ritengono “centrali”: centrale è il ruolo che occupano, e che intendono mantenere, nel loro luogo di nascita, Hokkaidō.
Proprio per questo motivo, gli Ainu guardano con un certo sospetto i “Wajin” che intervengono negli affari della loro comunità, e non sono sempre pronti ad accettare che un membro del loro villaggio si sposi in seno ad una famiglia “Wajin”. Questi ultimi in certi casi, arrivano addirittura a diseredare i propri eredi qualora dovessero convolare a nozze con una persona di sangue Ainu, tale è la forza dei luoghi comuni che gioca a loro sfavore13.
Se però una mentalità discriminatoria di questo genere era comprensibile un secolo fa, adesso non è più pensabile continuare ad adottarla. Eppure, fino al 1994, anno in cui Kayano Shigeru entrò a far parte della Dieta del governo giapponese, sarebbe stato inimmaginabile per un Ainu ambire ad un qualsiasi incarico di prestigio.
Attualmente si spera che con le nuove legislature introdotte, i preconcetti e pregiudizi contro questo popolo si affievoliscano, e gli Ainu possano, a pieno diritto, fregiarsi del titolo di “Giapponesi”, senza per questo dimenticarsi di essere “Ainu”.
A tal proposito, e per non destare confusione, da ora in poi mi servirò del termine “Wajin” per identificare i Giapponesi “non di sangue Ainu”.14
Note:
11) Sia “Wajin”, che “Yamato”, erano antichi nomi con cui gli ufficiali cinesi si riferivano al Giappone e ai suoi abitanti.
12) Modificata nel 1947, la Costituzione Giapponese assunse sfaccettature più liberali e democratiche.
13) Cit. Sjöberg, Katarina, The Return of the Ainu, 1993, Capitolo tre.
14) Anche se Honda ci avverte che utilizzare questo termine per indicare tutti gli abitanti del Giappone che non siano di sangue Ainu, risulterebbe spregiativo per le restanti minoranze etniche giapponesi.
Testo tratto dalla tesi di laurea di: Valentina Vignola. |