I. CHAJI - Parte 3
Il primo ospite entrano nel chashitsu e valuta la stanza, cercando il tamaeza 点前座, il materasso dove il padrone di casa fa il te’, e il tokonoma 床の間 l’incavo nella parete, dove dev’essere appeso il rotolo. Toglie poi gli zori e li posiziona contro il muro portante della sala da te’. Il primo ospite si avvia poi verso il tokonoma, si siede in stile seiza 座 oppure si inginocchia davanti al rotolo e si inchina; questo inchino formale viene chiamato shin 真. Ammirera’ ed apprezzera’ la bellezza della calligrafia, poi ripetera’ l’inchino. L’inchino e’ rivolti a chi ha scritto sul rotolo, in genere un monaco buddista.
Il kakemono 掛け物 , o rotolo appeso, puo’ essere stato creato da un non-professionista, un monaco, sia maschio che femmina e di qualsiasi religione. La calligrafia consiste generalmente, negli standard odierni, in una o due righe e determinera’ il tema del rito del te’ se nelle intenzioni del padrone. Quando ho iniziato a studiare il te’ l’ho trovato strano, dato che il rotolo sembra essere molto importante. Non capivo perche’ fosse esposto durante il pasto e i fiori invece durante il te’. Come molte cose in Giappone, dal mio punto di vista sembra una contraddizione.
Se l’incavo contiene altri oggetti, l’ospite apprezzera’ l’oggetto, poi si alzera’ e andra nell’area tamaeza dove il padrone di casa fa il te’ e osserva gli strumenti in mostra; generalmente il braciere, il bollitore dell’acqua furokama 風炉釜, ( da maggio a ottobre) o il focolare ro 炉 ( da novembre ad aprile ). L’ospite siedera’ come prima e ammirera’ l’oggetto, poi si alzera’ e tornera’ ad un’area temporanea per sedersi mentre gli altri ospiti guardano, haiken 拝見 in giapponese, il tokonoma e il tamaeza.
Ad uno ad uno gli ospiti entrano nella stanza seguendo la stessa procedura. L’ultimo ospite dopo essere entrato nella stanza si girera’ verso il nijiriguchi e chiudera’ la porta facendo rumore per far sapere al padrone di casa che tutti sono entrati.
Dopo lo haiken tutti gli ospiti prendono posto; questo e’ un procedimento molto ordinato e che richiede studio da parte degli ospiti prima che possano essere invitati per il te’.
Una stanza del te’ tipica e di quattro tatami 畳e mezzo, circa tre metri per tre, con due o tre piccole finestre in carta. Per la prima parte della cerimonia le finestre avranno una stuoia di canna sulla carta.
La stanza e’ scura, densa di ombre provocate dalla tenue luce che riesce a penetrare la stanza. C’e’ qualcosa di magico ed intimo nel trovarsi in una piccola stanza in penombra.
Dopo aver lasciato tempo agli ospiti per haiken e sedersi, il padrone di casa entra nella stanza ed inisiano una serie di aisatsu 挨拶, o saluti. Comincera’ dal primo ospite e poi salutera’ gli altri, poi tornera’ al primo ospite che chiedera’ della pittura sul machiai (se presente), gli utensili per l’acqua calda (se questa viene offerta), e poi si conversera’ del giardino, della sua bellezza e di quanto curato e’. Non esiste una forma standard per questa conversazione, che dipende dalla relazione che intercorre tra primo ospite e padrone di casa.
Il padrone scivolera’ poi fuori dalla stanza ed annuncera’ agli ospiti che portera’ degli “avanzi” che ha preparato riciclando quanto trovato in cucina. Questo e’ naturalmente lontano dalla realta’, ha lavorato sicuramente tutta la settimana per preparare il pasto piu’ meraviglioso per i propri ospiti.
Il pasto si chiama kaiseki 懐石e deriva dai pastri buddisti serviti nei templi. Si dice che l’idea venga dalle pietre calde che alcuni buddisti usavano durante i lunghi seshin a cui partecipavano. La pietra calda, avvolta in una stoffa di cotone, era messa sul kai nell’apertura frontale del samue (abito da lavoro dei monaci) o del kimono per scaldare il corpo e far credere allo stomaco di essere pieno.
Gli ideogrammi usati per kaiseki sono 懐石, che sono il kai del kimono e pietra. Al giorno d’oggi, nei ristoranti giapponesi, per kaiseki si usano anche gli ideogrammi di incontrare e sedersi:会席.
Il padrone di casa e i suoi assistenti sono molto in questo momento occupati nel preparare i vassoi da servire agli ospiti. Il vassoio avra’ due scodelle laccate coperte, solitamente nere, ma anche il rosso o altre combinazioni di colore possono essere usate. Ci saranno anche un contenitore per cibo in ceramica e un paio di bacchette in legno di cedro.
La scodella laccata conterra’ miso soup 味噌汁 ; miso rosso nei caldi mesi estivi che cambia in miso dolce bianco in inverno. La zuppa conterra’ delle verdure di stagione e a volte un po’ di senape giapponese. L’altra scodella coperta nascondera’ del riso bianco, di solito un po’ al dente ed umido il primo giro. Nella tradizione Urasenke ha la forma di ichimonji 一文字, il numero 1 in giapponese. In altre tradizioni ha diverse forme. Il piatto di ceramica si chiama mukosuke, letteralmente "laggiu’", dato che il piatto viene posto al centro del vassoio dietro le due scodelle chiuse. Un tipico mukosuke per un te’ normale e’ pesce crudo (sashimi)刺身 guarnito con delle verdure, ma le combinazioni ed i tipi di mukosuke sono senza fine. Prima di portare il vassoio viene spruzzata dell’acqua sulle scodelle usando il chasen 茶筅, il frustino da te’; questo si chiama tsuyu 露, rugiada, lo stesso ideogramma usato per il ro di roji. Durante il pasto il padrone di casa si alza e siede continuamente per servire gli ospiti, ed e’ un lavoro duro e stancante ma molto appagante, rende umile chi lo fa servendo gli altri.
Il padrone ritorna poi con un contenitore chiamato hanki 飯器, che contiente riso diviso in porzioni individuali per ogni ospite. Sopra lo hanki c’e’ un vassoio laccato e il padrone chiedera’ agli ospiti se vogliono un altra tazza di zuppa; se gli ospiti la vogliono il padrone esce con la scodella mentre gli ospiti si passano lo hanki per prendere il riso. L’ospite servira’ una seconda scodella di zuppa a chi la vuole e quando avra’ finito portera’ via lo hanki e il vassoio.
L’ospite ritorna con il nimono 煮物, il piatto principale. Di solito si tratta di un brodo leggero con una pasta di pesce al vapore con gamberi, naturalmente preparato solo con ingredienti di stagione. Viene servito in una terrina laccata decorata, anche questa coperta ma piu’ ampia delle scodelle del riso o per la zuppa. Il padrona va e torna, posrtando altro sake e ulteriori piatti.Uno yakimono焼き物, pesce alla griglia, solitamente pesce di stagione grigliato su carbone, seguito da azukibachi, che e’ di solito materiale da altri piatti combinato con abilita’, per dare l’impressione di non sprecare alcun cibo. L’ultimo riso nello hanki viene portato e il padrone chiedera’ agli ospiti se ne vogliono ancora, ma secondo la tradizione questo viene rifiutato. Il padrone ed il suo assistente mangiano nella stanza della preparazione, cosi’ da avere una idea della durata del pasto per gli ospiti che nel frattempo si godono l’ottimo cibo e la conversazione.
La stanza e’ scura e a volte non e’ facile vedere il cibo cosi’ un tipico argomento di conversazione e’ dissertare su quale cibo si pensa di star mangiando. Gli ospiti bevono anche sake copiosamente, e cosi’ la compagnia di diverte felicemente!
Quando si finisce, gli ospiti lasciano le bacchette sui vassoi per far sapere al padrone che hanno finito. Il padrone spreparera’ i piatti piu’ grandi, lasciati all’ingresso. Il padrone tornera’ a prendere le scodelle nimono e portera’ una piccola tazza laccata chiamata kozuimono 小吸物, che serve a pulire il palato e consiste di solito in un brodo leggero con un piccolo prodotto di stagione, leggero e delicato.
Il padrone di casa ritorna con lo hasun 八寸, un vassoietto in legno di cedro che misura 8 sun (circa 20 centimetri), da cui deriva il nome hasun. Il vassoio contiene cibo dalle montagne e dall’oceano. Porta anche un contenitore per il sake e serve il tutto, con un metodo abbastanza elaborato, agli ospiti che in cambio verseranno del sake al padrone di casa. Si continua con una terrina di sottaceti e dell’acqua salata calda. Gli ospiti prendono dei sottaceti, tra cui il takuan 沢庵(daikon sottaceto) e usano l’acqua e il takuan per pulire la terrina, come fanno ancora i monaci biddisti. Il padrone ritira poi tutti i vassoi.
Dopo il kaiseki il padrone si appresta alla shozumi 初炭, o procedura delle braci. Questo nella stagione furo, che volge al termine. Se stessimo discutendo la stagione ro questo accadrebbe prima del pasto, per riscaldare la stanza.
Il padrone di casa entra con le braci in un cesto ed un contenitore per fujibai 藤灰 o cenere di glicine.
Nel cesto ci sara’ un certo numero di braci di diverse dimensioni, un paio di bacchette in metalle, una piuma ed un porta-incenso chiamato kogo 香合 con schegge di legno di sandalo. La piuma purifica la zona e poi si mettono le braci in un ordine prestabilito. Piu’ tardi vengono aggiunte cenere e schegge di legno di sandalo e il bollitore per l’acqua viene posto sopra. Gli ospiti possono vedere il kogo da vicino, e ognuno di loro puo’ maneggiarlo.
Il padrone rimuove gli utensili e torna nella stanza con una piuma piu’ grande, lo zaboki 座箒 e la usa come scopa per pulire il materasso per il te’. Poi parlera’ agli ospiti del kogo, e solo al primo ospite sara’ permesso porre domande.
Infine vengono portati I dolci in scatole laccate impilate una sull’altra, con sopra bastoncini di kuromoji. Nel caso di tre ospiti, vengono portate tre scatole. Sono dolci stagionali e servirebbe un intero articolo solo per descriverli. Il padrone fa gli auguri agli ospiti, poi ritorna al roji e al koshikake machiai. Gli ospiti prendono i dolcetti e l’ultimo porta le scatole, una sopra l’altra, alla porta del padrone di casa. Ogni ospite osserva per l’ultima volta il rotolo e gli altri oggetti prima di lasciare la sala da te per tornare nel giardino.
Fine della parte 3.
Ritorna alla parte 2.
Continua con la parte 4.
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Eliot Mitchnick ha ottenuto la licenza in tè del grado di Junkyoju. Il suo nome del tè (chamei) è Soei.
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