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  I. CHAJI - Parte 4

Gli ospiti tornano nella stanza d’attesa koshikake machiai 腰掛け待ち合い ripetono il processo descritto alla seconda Parte. Questa “pausa” in mezzo alla cerimonia del tè si chiama nakadachi 中立.

Il padrone di casa ha molte cose da fare prima che gli ospiti tornino al mondo del tè; c’è un certo numero di regole che il padrone di casa deve seguire in modo che il tè risulti ottimo.

Le sette regole passate a noi da Sen Rikyu sono:

  1. Disporre i fiori come li trovereste nei campi.
  2. Sistemare le braci di carbone in modo che l’acqua bolla.
  3. Mantenere un ambiente fresco in estate.
  4. Mantenere la stanza calda in inverno.
  5. Arrivare con un certo anticipo.
  6. Siate preparati per la pioggia anche quando non è prevista.
  7. Siate attenti agli ospiti.

Inoltre, un’importante serie di principi che dovrebbero essere seguiti quando uno studia il chanoyu è contenuta nella frase WA KEI SEI JAKU 和 敬 清 寂.

  • WA e’ l’importanza dell’armonia nel te.
  • KEI e’ limportanza del rispetto.
  • SEI e’ l’importanza della purezza.
  • JAKU e’ l’importanza della tranquillità disinteressata.

Mentre l’ospite si siede e si rilassa, il padrone di casa e il suo assistente sono occupati a controllare il fuoco nel braciere per assicurare che la nuova aggiunta di braci di carbonella arda per bene, che il rotolo sia rimosso, e che la stanza sia pulita. Il vaso di fiori è posto su un gancio in mezzo al tokonoma, o agganciato alla tokobashira 床柱, l’incavo di legno che fa parte del tokonoma, oppure su un’asse del pavimento dell’incavo (o senza asse, a seconda della situazione). Una semplice composizione floreale è la scelta migliore, questa viene chiamata chabana 茶花 o "fiori del tè". Due o tre fiori e rametti disposti in un piccolo contenitore sono più che sufficienti. L’idea è di creare l’illusione che siano stati direttamente raccolti da un prato e appena messi nel vaso di fiori chiamato hanaire 花入, senza alcun “pensiero”. Sento che la semplicità dei fiori e’ ciò che fa la differenza nella composizione floreale giapponese.

Nel frattempo, il padrone di casa avrà preso il frustino chasen o lo spruzzatore e spruzzerà i fiori, muro compreso, se lo hanaire è situato nel centro della parete del tokonoma. Un libro eccezionale su questo argomento ha il titolo Chabana, scritto da Henry Mitwer. Ne esiste anche una nuova edizione intitolata "Zen flowers".

Il padrone di casa avrà un vaso di fiori da cui scegliere. Un fiore classico è lo tsubaki つばき, o bocciolo di camelia con un rametto stagionale. Il rametto dovrebbe avere ancora i boccioli semi-chiusi e poche foglie aperte, con lo tsubaki. Esperti del tè che hanno un qualche collegamento con i samurai non useranno questo fiore: in una stanza dove fa caldo la testa del fiore potrebbe cadere e questo può essere collegato all’idea della decapitazione. Per il chabana è preferibile avere fiori non completamente aperti (a seconda della varietà), questo dà all’ospite l’opportunità di immaginare quello che seguirà, e come il fiore si svilupperà.

I contenitori di fiori sono classificati nelle seguenti categorie:
Shin , Gyo , e So (formale, semi-formale e informale). Quando il vaso è posto sul tatami nel tokonoma vengono usate delle tavole come base, anche queste classificate in Shin, Gyo and So. La seguente è una semplice analisi:

Shin: : ceramica o bronzo e celadon seiji importato, situato su un’asse verniciata con una cocca tagliata lungo i bordi che si chiama yahazu ita.
Gyo: ceramiche giapponesi smaltate, come seto, tamba, hagi, ecc su di un’asse verniciata hamaguriba ita (stile a forma di conchiglia affilata) .
So: : ceramiche non smaltate, vaso di bambù e altri articoli misti posti su una tavola di cedro naturale o cedro bruciato, a forma di conchiglia, vengono ora usati.

Il mizusashi 水指, o contenitore di acqua fresca, è preparato e portato dentro la stanza del tè e messo alla destra del braciere. Viene aggiunto del tè denso al barattolo del tè chaire 茶入 ed il coperchio d’avorio viene sostituito. Il chaire è posto dentro una borsa di stoffa, shifuku, ed è legato. Vengono aggiunti circa 3,75 grammi per ospite di koicha 濃茶 . Una buona misura è tre palette da tè per ospite. Ci sono tazze di legno usate per misurare il tè che poi viene versato dentro di un imbuto di legno posto sopra la bocca del chaire, ma le 3 palette per ospite comunque sono una porzione soddisfacente. Il chaire è situato davanti al centro del mizusashi. Per il tè più denso viene usato un semplice contenitore per acqua. Un seto 瀬戸 marrone smaltato è sempre una buona scelta. Blu e bianco possono andare bene, ma solo in una stanza piccola ed è necessaria molta destrezza riuscire bene.

Il padrone di casa e l’assistente avranno pronti gli altri utensili per il tè e li metteranno sopra un’asse vicino alla porta del padrone di casa. Questi includono: una scodella da tè,
chawan 茶碗 con un chakin 茶巾 (tovagliolo di lino per il tè), chasen 茶筅 (frusta per il tè) dentro la tazza, ed il chashaku 茶杓 (paletta da tè) situata davanti alla scodella sulla destra del chasen. Il kensui 建水 (contenitore per l’acqua di scarto), con un bambù verde futaoki 蓋置 (appoggio per il coperchio ), ed un hishaku 柄杓 (mestolo in bambù per l’acqua).

Questo è veramente un momento spirituale per il padrone di casa e l’assistente dell’ospite: essi siedono nella sala della preparazione pulendo la scodella da tè e altri utensili per assicurarne la purezza prima che vengano usati.

Alcuni specialisti del tè che hanno a disposizione un certo numero di assistenti magari fanno anche un
furoお風呂, il bagno caldo tradizionale, per purificare sè stessi prima di preparare il tè. Questa non è la norma, però mi hanno informato che Tantansai, il Grande Maestro di Urasenke della generazione quattordicesima, faceva il bagno prima di preparare il tè durante il chaji.

Adesso tutto è pronto e il padrone di casa porterà fuori il gong o
dora. I primi dora erano articoli commerciali importati dall’Indonesia. Il padrone di casa suonerà il gong un certo numero di volte a seconda del numero di ospiti. Se non c’è un dora si può invece usare un grande vaso e, anche se non ha un tono cosi bello, svolgerà egregiamente la stessa funzione.
Appena gli ospiti sentono il gong si inchinano e poi si alzano in piedi, usano il bagno e quando pronti ripeteranno, come nella prima fase del tè,
Osaki ni, poi metteranno sopra la stuoia di canna e camminano verso lo tsukubai per purificarsi e poi rientrare di nuovo nella stanza del tè.

Eseguiranno lo
haiken (ammireranno) del tokonoma (alcova), assaporeranno visivamente i fiori e procederanno al tamaeza, la stanza del tè dove guarderanno il braciere, mizusashi e chaire tornando dopo tutto questo alle loro posizioni assegnate.

Prima di arrivare alla parte finale di questo articolo, introdurremo una breve storia dello sviluppo del tè in Giappone. All’inizio il tè si faceva nella sala di preparazione ed era portato dai servi in vaste stanze, in stile banchetto. Successivamente il tè lo preparavano i servi davanti agli ospiti. Un monaco buddista e maestro del tè chiamato Murata Shuko (o Juko), turbato da come il tè aveva perso il proprio significato spirituale, tentò di cambiare le cose. Riteneva importante l’uso di stanze più piccole, in cui un esperto del tè eseguiva la preparazione davanti agli ospiti. Entrambe le idee non sembrano a noi importanti, ma hanno veramente cambiato il tè e gli hanno ridato una direzione spirituale, secondo molti.

Questa lunga descrizione di una cerimonia formale del tè giapponese è una traduzione autorizzata di un articolo di Elliot Mitchnick, che occupa il grado di Junkyoju (professore associato) di Urasenke, una tradizione del tè vecchia di 400 anni che ha sede in Giappone, a Kyoto.

Fine della Parte 4.

Eliot Mitchnick ha ottenuto la licenza in tè del grado di Junkyoju. Il suo nome del tè (chamei) è Soei.


QUEST’OPERA (TESTO, IMMAGINI E TRADUZIONE ITALIANA) E’ PROTETTA DA DIRITTI D’AUTORE E/O ALTRE LEGGI IN VIGORE. QUALSIASI USO DI QUESTO TESTO DIVERSO DA QUELLO AUTORIZZATO CON QUESTA LICENZA O DIRITTO D’AUTORE E’ PROIBITO. CONTATTARE cultura-giapponese.it oppure japanesegardening.org PER CHIARIMENTI.

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