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Ultraman . . . per sempre
Zap! Pow! Suwatch! Dopo 40 anni e 16 telefilm, gli Ultra Guerrieri sono ancora impegnati a salvare il pianeta Terra e intrattenere i bimbi di tutte le età.
La serie dal vivo di fantascienza e azione di Ultraman è stata un rito di passaggio per i ragazzini giapponesi (ed a volte anche per ler ragazze) e le loro famiglie per quattro decenni, da quando il primo show fu mandato in onda nel 1996.
E’ successo a molti: un giorno sei il genitore di un bimbo la cui idea di divertimento è "Sesame Street" o "Ponkikki" ed il giorno dopo ti accorgi di vivere con un giovane supereroe che emette strane urla seguite da movimenti di braccia oltre a più familiari calci e colpi in stile karate. Vostro figlio non sta meramente ricalciando in un’altra galassia dei mostri spaziali immaginari, li sta sconfiggendo con il suo "raggio spaziale" sparato con gli avambracci incrociati in una posizione a "L", con il braccio verticale a lanciare fulmini.
Ha anche sviluppato una voglia smodata e insaziabile verso figure di plastica rosso-argentate, tutti parenti alieni di Ultraman con corna come vichinghi e occhi da cavallette mescolati al loro DNA, oltre ai mostri contro cui questi combattono.
La scatola dei giocattoli si riempie rapidamente, e scoprirete che è solo l’inizio: le Produzioni Tsuburaya, la ditta con sede a Tokyo che crea i telefilm "Ultraman", autorizza più di 5.000 prodotti a tema, dalla biancheria intima per bimbetti agli accendini per i padri. Naturalmente ci sono anche gli inevitabili film, le animazioni, i DVD, e c’è perfino un canale "Ultraman" sulla TV via cavo. In altre parole, Ultraman è ancora un ultra-prolifico, ultra-proficuo franchising – senza fine.
Questo dovrebbe allarmarci? I genitori dovrebbero protestare contro l’influenza insidiosa che l’ultraviolenza instilla sulla tenera gioventù dei loro figli? Pochissimi giapponesi la pensano così: due generazioni di genitori sono finora diventate fan di Ultraman, e il telefilm fa parte della cornice nazionale così come il furikake (guarnizione per il riso) ed i bastoncini per mangiare (entrambi disponibili con il logo di Ultraman). Sarebbe come vedere gli Americani lottare contro Superman.
Ultraman fu creato da Eiji Tsuburaya (1901-70), il padre del genere tokusatsu (effetti speciali) in Giappone, che ha anche lavorato per lo studio Toho in tanti film di mostri, a partire dal Godzilla del 1954. Ultraman non è stato il primo programma televisivo con degli effetti speciali di questa casa di produzione, da lui fondata nel 1963. Quest’onore va a "Ultra Q" un telefilm di 28 puntate a colori modellato su "Ai confini della Realtà". Trasmesso da gennaio fino a luglio del 1966 dalla TBS network, Ultra Q raccontava di una squadra umana che investigava i fenomeni extraterrestri e combatteva contro i mostri Toho di Tsuburaya sotto nuovi nomi; Godzilla ad esempio divenne "Gomess", un nome che suonava in verità un po’ strano.
Tuttavia, per Tsuburaya e la sua casa, Ultraman rappresentò un grande, ambizioso passo avanti. Il telefilm fu girato a colori, con un budget considerato al momento enorme per la TV giapponese. "Era in perdita fin dall’inizio" dice l’amministratore delegato di Tsuburaya, Ken Fukui, che si è unito alla casa 20 anni fa e adesso fa lo storico di Ultraman. "Il Sig. Tsuburaya creò lo show nello stesso modo in cui fece i film Toho: puntando sulla qualità".
Inoltre, nota Fukui, "L’obiettivo originale erano gli adulti". In quel periodo la TV era un mezzo di comunicazione per la famiglia intera, che la guardava insieme, quindi i telefilm dovevano interessare sia padri che bimbetti."Con il passare del tempo l’obiettivo si spostò sui bambini, ma all’inizio non era così", aggiunge.
Fin da subito Ultraman fece mangiare la polvere alla competizione, in particolare grazie al personaggio del titolo. Extra-terrestre proveniente da un pianeta esploso nella Nebula M78, Ultraman aiutò gli umani nella lotta contro i kaiju (mostri) che minacciavano l’esistenza della civiltà, usando un assortimento abbagliante di raggi e altri superpoteri. Altri supereroi avevano simili attributi: anche Superman era un alieno da un pianeta distrutto e distante che poteva, come Ultraman, volare senza alcun visibile mezzo di propulsione. Tuttavia Ultraman fu diverso dagli altri, non solo nelle dimensioni (più alto di 40 metri) ma anche nel suo essere. Procedendo velocemente attorno alla stratosfera nella sua SferaViaggio dopo l’esplosione del suo pianeta, Ultraman si scontrò con una navetta spaziale della Pattuglia Scientifica (cioè l’Agenzia Scientifica e Investigativa), la cui base era sulla Terra. Questa era una squadra di umani con l’incarico di proteggere la Terra dalle incursioni aliene. L’incidente ammazzò il pilota Shin Hayata ma Ultraman, condividendo la sua forza vitale, lo resuscitò. Di conseguenza Hayata ospitava lo spirito di Ultraman dentro sé e, premendo un bottone in un congegno speciale, la Capsula Beta, poteva diventare Ultraman. In altre parole si è unito con un umano, ma senza rinunciare alla sua identità aliena, ed allo stesso tempo Hayata manteneva la sua personalità e determinazione. Un po’ pesante per un bambino di 4 anni di età, vero?
Per quanto complicate fossero storia e cosmologia del telefilm, la narrativa di base era facile da seguire. Hayata e altri membri della Pattuglia Scientifica, inclusi una donna, delizia per gli occhi, e un ragazzo (la prima operatrice radio, il secondo il suo fratellino con una propensione per i guai), incontravano il mostro spaziale della settimana e, quando la situazione diventava dura, Hayata si trasformava in Ultraman (recitato da un uomo in un costume di gomma, il primo dei quali fu un certo Bin Furuya). La conseguente Battle Royale tra Ultraman e il mostro (originariamente recitato da uno stuntman vestito in costume di gomma, l’attore Haruo Nakajima) era il punto principale dell’episodio.
Ma Ultraman aveva, ed ancora ha, punti deboli. La sua debolezza più notevole è l’incapacità di resistere nell’atmosfera della Terra per più di 3 minuti. Allo scadere di questo tempo, di solito in mezzo a una battaglia feroce, una luce allarmante lampeggia sul suo petto. Questo fatto dà una certa intensità all’azione, anche se Ultraman è conosciuto per la sua abilità nell’ottenere ampliamenti con l’inganno.
Il successo del telefilm originale costituito da 39 puntate, che ha seguito i 28 episodi di Ultra Q, nel 1966 ha generato un grande numero di telefilm dedicati ad altri parenti della famiglia Ultraman, tutti recitati da attori che indossavano abiti aderenti, di diversa tonalità, tutti con un assortimento formidabile di superpoteri; alcuni di loro a volte compirono le loro azioni temerarie a fianco dell’Ultraman originale.
La lista di spinoff include Ultra Seven (1967; 48 episodi), un altro eroe dalla Nebula M78; Return of Ultraman (1971; 51 episodi), dove compare un pilota automobilistico di auto da corsa che diventa Ultraman Jack; Ultraman Ace (1972; 52), che vede un uomo e una donna che si uniscono, creando il supereroe Ultraman Ace; Ultraman Taro (1973; 53), dove figura Ultra Mother ed il ragazzo eroe omonimo al titolo, accanto ai parenti chiamati Ultra Warriors; Ultraman Leo (1974; 51), nel quale Ultraman Leo si irradia da un’altra galassia; e Ultraman 80 (1980; 50), nel quale un giovane maestro si trasforma in un Ultraman 80.
C’è stata poi una pausa di 16 anni fino al seguente telefilm di 52 puntate girate localmente, Ultraman Tiga nel 1996, anche se nel frattempo Tsuburaya produsse due telefilm composti da 13 puntate di filmati in inglese per il mercato internazionale: Ultraman: Towards the Future (1989) e Ultraman the Ultimate Hero (ovvero Ultraman in America, 1993).
Poi i telefilm Tokusatsu come Ultraman diventarono troppo costosi da girare: “Le reti giapponesi non potevano più permetterseli” spiega Fukui, riferendosi al costo della qualità cinematografica degli effetti speciali che avrebbero dovuto essere ricreati praticamente ogni settimana. "Pure al giorno d’oggi non possiamo guadagnare solo dai telefilm" aggiunge". Guadagniamo dal business delle autorizzazioni per il merchandising".
Tuttavia nel decennio passato Tsuburaya ha girato sette nuove serie di 51 o 52 puntate di Ultraman per il TBS network, con il recente, Ultraman Mebius che ha come protagonista un principiante Ultra Warrior mandato da Ultra Father a proteggere la Terra.
Nel corso di 40 anni di franchising, in totale ci sono state 16 edizioni ufficiali del telefilm (senza contare Ultra Q) e 19 film, inclusi Ultraman Mebius & the Ultra Brothers uscito nei cinema a settembre 2006.
"Siamo la prima serie Tokusatsu e siamo una delle sole tre che sono ancora in onda oggigiorno" dice Fukui. "E’ difficile produrre in maniera professionale questo tipo di spettacoli, ma con il passare degli anni abbiamo sviluppato il know-how".
Qual’è il segreto dell’ultrasuccesso di Tsuburaya? Innanzitutto ci sono i mostri. In 40 anni, ne abbiamo visti quasi 1.000 e, dice Fukui, "sono tutte creazioni originali, con la loro individualità. I ragazzini li trovano affascinanti". La scatola dei giocattoli sempre più piena concorda.
“Anzi, quello che porta avanti la popolarità dello show”, sostiene Fukui, “è la raffigurazione dei paesaggi urbani in miniatura, che vengono ripetutamente distrutti nel corso di molte battaglie. Il loro realismo risulta attraente per lo show" spiega. Tsuburaya adesso usa effetti di grafica digitale per ottimizzare quel realismo, ma “la grafica digitale da sola non è sufficiente" aggiunge; "Una miscela di Computer Graphic e miniature crea un mondo più credibile, di maggiore impatto". Il fattore più importante, comunque, è la storia, è questo che rende lo show interessante ai telespettatori".
Anche se questo tipo di telefilm può sembrare semplice e formulaico, il Direttore Internazionale Vendite della Tsuburaya, Atsushi Saito, spiega che "si tratta di qualcosa di più che sconfiggere dei mostri."
"Gli show non raccontano solo della minaccia alla pace mondiale portata dalle invasioni di mostri, ma affrontano anche temi come l’inquinamento, la prepotenza dei forti, e di altri problemi sociali. I bambini imparano qualcosa guardando questi programmi" dichiara Saito.
Gli Ultra Warriors sono anche sorprendentemente pacifisti: non fanno mai scorrere sangue. Nel passato i loro avversari sconfitti scomparivano in sbuffi di fumo; adesso si dissolvono nei pixel. "A volte cambiano un mostro cattivo e lo trasformano in un mostro benevolo per poi rimandarlo a casa nello Spazio" afferma Saito. "Questo è un modo tipico giapponese di guardare alle cose, viene offuscato il confine tra il bene ed il male e questo è centrale nella filosofia dei personaggi". In altre parole ritroviamo qui il tipico umanesimo giapponese, anche se molti dei personaggi non sono, parlando a rigor di termini, umani.
Nonostante il mondo venga visto dal punto di vista giapponese, Tsuburaya si è riuscito a vendere la produzione sul mercato internazionale per decenni con successo, in particolare gli Ultraman: Towards the Future del 1989, girato in Australia con la “South Australian Film Corporation”, e Ultraman: The Ultimate Hero del 1993, girato negli Stati Uniti dalla “Major Havoc Entertainment”.
"Siamo consapevoli del mercato internazionale e lo siamo stati a lungo" dice Saito. In conformità con questa prospettiva, anche i programmi ambientati in Giappone hanno sempre avuto un aspetto e un’atmosfera internazionale, dalle scene interne (sì allo stile Occidentale delle stanze, no al tatami) fino ai messaggi "universali" di pace nel mondo e amore fraterno. I frutti di questo approccio sono dimostrati dalla portata globale del Ultraman. Fin’ora, le serie di Ultraman sono state vendute in più di 50 paesi, tradotte in circa 10 lingue, ed esistono attualmente licenze per la vendita di merchandising in più di 100 paesi.
Quello che risulta ironico, comunque, è che la violenza alla spacca-culo-dei-mostri, elemento che di solito attira i giovani maschi a livello universale, sia stata la barriera per la vendita delle serie di Ultraman in un paese dove nessuno se lo aspettava. Le autorità australiane hanno considerato “Ultraman: Towards the Future” troppo forte per le sensibilità dei bimbetti ed ha bloccato la sua trasmissione, permettendo solo ad 11 episodi di andare in onda. E tutto ciò nonostante il fatto che fosse stato girato in Australia.
Quale sarà il futuro di Ultraman? “La Tsuburaya”, dice Fukui, “continuerà ad aggiornare l’aspetto dello show, aggiungendo più effetti speciali digitali alle riprese”. "Però", insiste, " non potremo mai cambiare i principi fondamentali dell’opera: Ultraman può funzionare ancora per qualcosa come 50 o 100 anni".
Naturalmente dando per scontato che non finiscano prima i mostri.
http://search.japantimes.co.jp/cgi-bin/fl20061112x1.html
Domenica, 12 Novembre 2006
Di MARK SCHILLING |