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Design

E’ impossibile parlare di irezumi senza citare "Tsuzoku Suikoden Gôketsu Hyakuhachinin" (I 108 eroi del Suikoden) di Utagawa Kuniyoshi. Questi disegni stanno alla base di gran parte dei tatuaggi a corpo intero e vengono spesso fedelmente copiati, in certi casi l’artista tatuatore creerà proprie illustrazioni basandosi su altre parti della stessa storia. Spesso possiamo vedere tatuaggi di disegni di questi eroi tatuati, e questo è senza dubbio dovuto al fascino che un’onorevole banda di criminali esercita sugli yakuza, che si considerano tali.
Altre forme d’arte che affascinano il proletariato e la malavita, quali il teatro kabuki, formano la base di molti dei disegni. In svariati pezzi di kabuki, ad esempio in “La principessa scarlatta di Edo”, i protagonisti sono tatuati, e il disegno centrale è spesso tratto da una di queste opere teatrali nei grandi tatuaggi dove le maschere del kabuki formano lo sfondo. Benten Kôzô è un irezumi particolarmente popolare. Era un ladro che spesso si travestiva da donna, quando veniva catturato si liberava delle vesti femminili rivelando un uomo pieno di tatuaggi.
Tuttavia il "Suikoden" e il kabuki non sono gli unici temi fondamentali dei tatuaggi giapponesi. Altre storie, creature e personaggi mitici sono altrettanto presenti.
Draghi, carpe Koi e divinità hanno un loro significato, come lo troviamo nel blu delle nuvole e nel rosa dei sakura, nelle foglie d’acero e nelle onde che compongono gli sfondi di queste meravigliose decorazioni.



La bestia mitologica più onnipresente, e anche quella più frequentemente tatuata in occidente, è forse il dragone. I draghi sono evidentemente creature molto affascinanti, tanto comuni negli studi europei quanto in quelli giapponesi. E’ simbolo di abbondanza, un mostro che raccoglie forza da tutte le creature che lo formano. E’ un serpente con le corna di cervo, le scaglie di una carpa, gli artigli di un’aquila, il naso di un folletto maligno e baffi che accompagnano le fiamme che scaturiscono dalle spalle e dai fianchi. Dato che vive sia nell’aria che in acqua protegge dal fuoco, e per questo veniva spesso scelto dai pompieri nel periodo Edo che se lo tatuavano per superstizione per sentirsi protetti durante il lavoro.
Può sembrare inconsueto per figure ufficiali importanti come I pompieri avere irezumi quando era così mal visto nella società dell’epoca, ma ci sono fonti che raccontano come in origine fossero gaen, bande di farabutti altrimenti inutili assunti occasionalmente dal governo per spegnere incendi particolarmente gravi. Solo più tardi furono organizzati in kumi (gruppi) e divennero il primo corpo vigili del fuoco di Edo, ma nonostante questo non cambiò la loro immagine malfamata e anzi i tatuaggi contribuirono a farli sembrare ancor più impavidi e coraggiosi. Aiutava anche a a nascondere il fatto che fossero quasi nudi quando combattevano gli incendi in vestiti di lino, oltre a farli sentire protetti dalle fiamme grazie alla presenza di draghi e altre potenti creature acquatiche. Questo interessante concetto dei tatuaggi come veicolo di protezione è collegato alla documentazione di tatuaggi giapponesi nelle cronache di Wei Chi dove i Wa erano tatuati per “tenere lontani grossi pesci e uccelli acquatici”.
I pompieri divennero così uno dei gruppi esterni alla yakuza ad essere associati agli irezumi, ed ancora oggi è comune per pompieri e muratori essere abbondantemente tatuati tanto quanto gli yakuza. Un altro tatuaggio molto popolare tra i vigili del fuoco giapponesi per le sue qualità difensive è la carpa koi. Spesso viene ritratta sulla schiena di qualcuno mentre nuota controcorrente, ed è considerato il più forte simbolo di coraggio. Un antico racconto cinese narrava di una carpa che nuotò coraggiosamente fino alla sommità di una cascata per diventare un drago una volta arrivata. Il collegamento all’acqua ha un’ovvia attrazione verso i pompieri, ma l’aspetto più coraggioso della koi è che una volta presa giacie senza un movimento sul tagliere, in attesa del proprio destino.
Un’altra popolare categoria di tatuaggi è costituita dalle divinità religiose. Fudô, guardiano dell’inferno, e’ un personaggio particolarmente famoso, con lo sguardo feroce e circondato da fiamme, che tiene una spada per abbattere i nemici e una fune per legarli. Ha un ovvio fascino verso i giovani che si sentono valorosi guerrieri, ma è anche un guardiano della morale e questo si riflette nel gruppo di onorevoli malavitosi del “Suikoden” e nel codice morale della yakuza.
Altrettanto popolare è il tatuaggio religioso della preghiera "Nam Myoho Renge Kyo" (Saluto alla Scrittura del Loto della Buona Legge). Deriva dai fanatici Nichiren, una setta buddista fondata nel 1253, i cui sei milioni di credenti sono ancor oggi dediti a gran canti e suoni di percussioni. Credono che una perfetta e sincera enunciazione di questa singola preghiera assicurerà loro la rinascita nel Nirvana, o Nulla. Questa pratica probabilmente e’ correlata all’ irebokuro del 16° secolo ed è perciò ulteriore prova contro la teoria geishin sull’evoluzione dei tatuaggi.
Molte persone sembrano sperare di riuscire ad ottenere le qualità dei loro tatuaggi, per cui non ci sorprende che assieme agli eroi del “Suikoden” siano molto quotati altri eroi popolari. Uno dei disegni più comuni è quello di Kintarô, chiamato anche Koitarô. Questa specie di mitico Superboy ha grandi poteri di forza e perseveranza, ed è di solito rappresentato come un essere rosso fiammante che combatte una carpa gigante. La leggenda di Kintarô è fondamentale nel giorno dei ragazzi, il 5 marzo, ed è una riprova di quanto la nozione dell’essere coraggiosi e forti ritorni nei temi dei tatuaggi.
La madre di Kintarô, spesso ritratta mentre allatta il ragazzo, è un disegno popolare tra le donne; le bellezze dell’ukiyo-e (immagini del mondo che fluttua), dee femminili e disegni che propiziano la nascita sono altrettanto comuni.
I mitologici cane coreano (koma inu) e leone cinese (kara shishi) sono diventati simboli di protezione e sicurezza, e le loro statue sono spesso visibili all’esterno di templi e pagode giapponesi. A volte vengono tatuati sul ventre delle donne per proteggerle durante la gravidanza e la pelle o l’intera testa del cane coreano venivano considerate più forti di un elmetto. Fellman spiega che lo yang della loro fierezza è sempre in contrasto con lo yin del fiore di peonia per un equilibrio estetico e negli esempi che ho studiato l’ho sicuramente verificato.
La nozione del contrasto tra yin e yang nell’estetica del tatuaggio giapponese è essenziale e gli horishi giapponesi sono orgogliosi della propria abilità di rappresentare questo equilibrio nei propri disegni. Per questo, nella maggior parte degli irezumi sono presenti straordinarie scenografie di sfondo. Quando nella figura principale c’è del fuoco, si trovano solitamente fiumi o onde nello sfondo. Sono visibili anche nuvole, lampi e tuoni, piacevoli peonie per contrastare la ferocia e foglie d’acero come simbolo del Giappone.
Lo sfondo più interessante spesso visibile è quello del sakura (fiori di ciliegio), che sbocciano all’inizio della primavera per cadere in petali dopo tre giorni. La brevità della loro vita rappresenta la fugace vita di un guerriero, ed è un tipico disegno per yakuza ed altri uomini dalla vita pericolosa per mostrare che accettano il proprio destino. Viene tatuato anche come cornice ad immagini di belle donne, per rappresentare la breve durata della loro gioventù.
Tradizionalmente, i colori di un irezumi giapponese sono il verde, il rosso, il viola e l’inchiostro nero sumi. Al giorno d’oggi gli inchiostri usati vengono acquistati dai negozi di forniture per tatuatori, ma una volta il rosso veniva prodotto dal cadmio e si diceva fosse così doloroso che si poteva sopportarne solo qualche centimetro prima di diventare insopportabile causando febbre e debolezza dopo il lavoro.
Un’altro punto interessante dei design degli irezumi è il bordo alle estremità del tatuaggio. Questo viene fatto dopo aver completato il riempimento e le sfumature di colore. Richie e Buruma affermano che negli irezumi originali esibiti dai pompieri nel periodo Edo il disegno terminava semplicemente alle estremità che circondano il collo, i polsi e le caviglie. Invece in anni recenti sono scomparse le usanze di terminare all’estremità (bikiri) e di incidere tre linee dritte attorno all’ irezumi come una specie di cornice (matsuba mikiri).
Non si trova neanche più il bordo nello stile “spuntar dell’alba”(akebono mikiri), dove il colore semplicemente si dissolve, tranne in casi particolari di irezumi parziali dove, ad esempio, solo un braccio e una spalla sono coperti da disegni. Al giorno d’oggi il contorno più diffuso sembra essere quello con peonie, (botan mikiri) nel quale le estremità del tatuaggio sono costituite da un anello di petali.
Quando il disegno è completo e le estremità sistemate, lo horishi firmerà con lo pseudonimo di lavoro (hori~) l’opera d’arte, solitamente in un riquadro lasciato vuoto sotto il braccio o sulla coscia. In effetti un vero irezumi giapponese non verrà may completamente finito. Ci sarà sempre una piccola parte incompleta, da qualche parte.
Qualcosa da qualche parte dev’essere lasciata incompiuta – forse solo in questo modo può essere suggerita la promessa iniziale di ispirazione e l’ideale di perfezione.
Il simbolismo dei molti disegni e le varie espressioni di yin e yang, per non parlare delle numerose tecniche di sfumatura e di realizzazione dei bordi, sono materia vastissima. Anni di tradizioni, pensiero e studio hanno portato al sistema complesso e ricco di significati visibile nel moderno irezumi. Non stupisce che gli horishi si sentano sminuiti quando qualcuno chiede loro un piccolo tatuaggio insignificante, e che ci sia molta riservatezza riguardo le proprie tecniche ed i libri di disegni originali.
Secondo Horiyoshi III, sono rari i contatti tra maestri di diverse famiglie di tatuatori giapponesi, e perfino il luogo dove sono situati gli studi sono spesso protetti e non pubblicizzati, ne’ comunicati al cliente finchè non si ordina un lavoro.
"Ha mai fatto qualcosa come andare nello studio di un altro horishi giapponese?"
"No! Non fare mai qualcosa del genere ad un horishi giapponese perchè ho il mio orgoglio."
"Nihon nohoka no horishisan no tokoro e ashi wo fundari mo shitandesuka? "
"Iya. Sore ha nihon nohorishi ha mazu shinai. Puraido ga aru kara."
Da quando le macchine per tatuaggi in stile occidentale sono arrivate in Giappone, studi sono stati aperti nelle strade di tutta la nazione, e i disegni in stile giapponese sono diventati popolari nel resto del mondo, ci sono stati ovviamqente molti cambiamenti nel tatuaggio irezumi e nella comunità tatuata.
Gli Horishi cercano di proteggere le tecniche e le tradizioni della loro arte ma, con l’avanzamento continuo della tecnologia, cercano allo stesso tempo di non rimanere indietro. I loro disegni vengono copiati ed esportati e i loro clienti si rivolgono anche a tatuatori moderni, ma quello degli irezumi è ancora un affare fiorente. I confini attorno all’irezumi tradizionale giapponese cominciano a sfumare.