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Influenza dei tatuaggi occidentali sugli irezumi ed influenza degli irezumi sui tatuaggi occidentali.
Sailor Jerry (all’anagrafe Norman Keith Collins) era un tatuatore americano che merita molto credito per aver introdotto tatuaggi in stile americano in Giappone e per aver portato disegni in stile orientale in occidente. Era in servizio nella marina mercantile durante la Seconda Guerra Mondiale e si era fatto tatuare in svariati porti del mondo, venendo in questo modo in contatto con gli irezumi giapponesi. Solo nel 1960, con l’apertura del suo ultimo studio nella Chinatown di Honolulu, il suo interesse verso i tatuaggi orientali ha veramente decollato. Instaurò una serie di scambi con Horihide (Kazuo Ôguri), commerciando aghi e macchine americane in cambio di disegni e consigli, e creò una relazione stretta con Horiyoshi II e Horisada. Secondo Margo de Mello, Sailor Jerry “non perdonò mai i giapponesi per l’attacco a Pearl Harbor e per quello che lui vedeva come conquista economica delle Hawaii” (Hardy 1982c.). In effetti Collins, per sua stessa ammissione, voleva “batterli nel loro stesso gioco” creando uno stile americano basato su quello che lui definiva “tatuaggi giappi”, riflettendo però l’immaginario statunitense.
Collins fu il primo tatuatore occidentale ad usare l’idea del riempimento degli sfondi con onde e nubi per creare tatuaggi a corpo intero. Questo catturò l’attenzione di Don Ed Hardy che più tardi sviluppo’ una forte amicizia con Horiyoshi III e pubblico’ le prime foto di tatuaggi giapponesi sulla rivista "TattooTime" del 1980. Don Ed Hardy aveva un rapporto molto piu’ positivo con gli irezumi e con il Giappone di Sailor Jerry. Il suo scopo non era battere i “giappi” ma solo ridefinire la cultura dei tatuaggi americani. Voleva far crescere i tatuaggi e dargli maggiore credibilita’ come forma artistica ed aveva scoperto che in Giappone i tatuaggi erano gia’ l’incontro privato tra un artista ed un cliente, che prevedeva un complesso rituale.
Questo lo aveva affascinato, tanto che porto’ a casa con se’ questo sistema.
"Una delle cose piu’ belle dell’essere in Giappone fu non solo che potevo capire meglio la cultura e l’immaginario asiatico, ma che avevo scoperto un contesto attorno ai tatuaggi molto diverso che in occidente. Quando arrivai lavoravo in questo studio in unappartamento; funzionava sul passaparola ed era veramente difficile avere un appuntamento con il grande tatuatore Ôguri. Avevo questa visione di essere rinato giapponese... ma il punto e’ che ero determinato ad avere il mio studio privato. Volevo un palco per magnetizzare le persone, che avrebbero voluto grandi tatuaggi su tutto il corpo, e intendevo creare consapevolezza, accettazione, interesse."
In contemporanea con il tatuaggio giapponese che filtrava in occidente, lo stile occidentale arrivava in Giappone con Hardy e Collins che lavoravano nello studio di Ôguri. Allo stesso tempo la cultura rockabilly si faceva conoscerein Giappone e i giovani che impomatavano all’indietro i capelli e indossavano giacche in pelle volevano tatu in stile americano sulle braccia, proprio come i loro eroi.
"Dalle boutique e dai bar di Harajuku, quartiere considerato il centro della cultura giovanile a Tokyo, venne lo stile rockabillie americano. Qui i giovanotti moderni, impomatati, ballavano il bop vestiti da “ribelli”."
"Harajuku wa tokyo ni okeru wakamonobunka no shouten tomo ieru machi de, butiiku, kissaten, nado no matate no mise kara, amerikan rokabiri ga nagareteimasu. Soushite, koko dewa, pomaado wo tsuketa rizento stairu no wakamono ga uairudo wan no yosoide bappu wo odotte iru no desu."
Il crescente desiderio di sembrare americani ed entrare nella cultura rock porto’ con se uno stile di tatuaggi interamente nuovo per i giapponesi, e la nascita del "wan-pointo". Il trend crebbe con la cultura punk e heavy metal e in particolare con gruppi americani quali i Motley Crüe, che incoraggiavano il tatuaggio come distintivo di appartenenza e modo per i giovani di distaccarsi e distinguersi dai propri genitori. Studi Tatu aprirono quasi ovunque in Giappone e macchine per tatuaggi furono prontamente disponibili e pubblicizzate nelle riviste. Gli irezumi sembravano ormai dimenticati dai giovani che volevano ribellarsi contro la società. Nel corso di questa ricerca ho distribuito cento questionari a tre studi tatu a Sendai, Tokyo e Hiroshima ricevendo 60 risposte. Ho anche intervistato artisti tatu agli studi "Tommy's Fire" di Hiroshima e "Spotlight Tattoo" di Sendai. Per ricevere risposte piu’ informali ed oneste dai membri della comunita’ di tatuati ho attaccato bottone alla Tokyo Tattoo Convention e lavorato in un hostess bar dove potevo ottenere le opinioni di clienti tatuati e non, con irezumi o tatu, in un ambiente rilassato ed informale. Molti dei miei informatori avevano iniziato a tatuarsi nei primi anni ottanta solo perche’ lo facevano i loro gruppi preferiti.
"Suki na bando no aatisto ga ireteita kara, jibun mo panku bando wo shiteita kara."
Ci sono poche tracce di rapporti tra artisti di tatuaggi occidentali e i veri horishi giapponesi. Anche al giorno d’oggi molti tatuatori di stile moderno con cui ho parlato hanno semplicemente affermato che non erano interessati negli irezumi (“kyoumi ga nai”) in quanto completamente diversi ("zenzen chigaimasu kara"). Uno dei miei informatori mi ha detto che odiava tatuare draghi e ideogrammi perche’ si sentiva un artista appartenente alla “nuova scuola americana”. Proprio come Ed Hardy fantasticava sulla propria rinascita giapponese, sembra che gli artisti giapponesi del tattoo si illudano di diventare americani, quanto meno nella loro arte. In effetti entrambi gli artisti tatu intervistati avevano viaggiato in America per completare i loro studi, erano rimasti in contatto con artisti americani, partecipavano di frequente a convention del tatuaggio e Makoto Kato dello "Spotlight Tattoo" aveva fatto pratica allo "Spotlight Tattoo Studio" di San Francisco e aveva potuto portare con se’ il nome al ritorno in Giappone per il proprio studio. La relazione tra artisti tatu giapponesi e la loro controparte americana e’ insomma molto forte.
In Giappone gli horishi hanno ancora pochi contatti tra di loro e certamente nessun tipo di rapporto con artisti che usano aghi elettrici. Sembra abbastanza chiaro che sebbene gli artisti moderni servano anche gli yakuza e membri di gang con tatuaggi a corpo intero, la maggior parte dei clienti sembra essere giovani, sia maschi che femmine, interessati al tatu come forma d’espressione personale.
Gli horishi invece tendono ad avere una clientela maggiormente formata da membri della yakuza e loro famiglie; oltre a questo la differenza nel numero di operai edili, pompieri e altri giovani che si fanno tatuare non e’ grande.
Nonostante cio’ i due gruppo rimangono completamente divisi e portano avanti il proprio lavoro in modi completamente diversi. Gli artisti tatu lavorano fondamentalmente per far soldi, facendo girare i clienti molto velocemente e con prezzi decisi in base alla concorrenza. Il lavoro a volte ricorda una catena di montaggio dove i clienti vengono accolti da un apprendista, tatuati dall’artista e poi consigliati sulla come curare il tatuaggio e rispediti a casa da un secondo apprendista. Gli Horishi tendono a lavorare piu’ come artisti professionali e a trattare i clienti come membri di una comunita’ chiusa e riservata. L’accento e’ meno sul denaro e piu’ sulla creazione di una bella opera d’arte su cui esser fieri di apporre il proprio nome. Gli horishi hanno la tendenza a tenersi al largo dalle tecniche degli artisti tatu anche quando queste potrebbero apportare miglioramenti alla loro arte: la maggior parte di loro sono molto riluttanti ad usare strumenti elettrici di tatuaggio.
Un’eccezione rilevante e’ quella di Horiyoshi III, l’uomo spesso citato come il modernizzatore dell’irezumi, che ha viaggiato intorno al mondo partecipando a convegni e studiando gli artisti occidentali al lavoro. Grazie allo stretto rapporto con Don Ed Hardy e’ riuscito ad approfondire la sua ricerca nei disegni e nelle tecniche, modificando leggermente il proprio stile quando si rendeva conto di poter beneficiare di quanto imparato. E’ stato lui il primo horishi ad usare aghi elettrici per i contorni dei propri irezumi, sebbene solo per questi dato che i contorni non richiedono sfumature.
"Laggiu’ l’immagine che avevo dell’estero fino a quel momento ando’ in frantumi, e riuscii a ricostruirla dentro di me. Imparai a conscere il mondo dei tatuatori stranieri e riuscii a vedere il tatuaggio giapponese dall’estero. Fu cosi’ che cambiai, e per questo sono molto grato a Ed Hardy."
"Soko de sore made no kaigai ni taishite motteita imeji ga gutagutatte kowarechatte, sore wo mata jibun no naka de kumitatenaosu koto ga dekita ne. kaigai no shisei no sekai wo shitte kaigai kara nihon no shisei wo miru yô ni natta kara. Sore de boku wa kawattan dayo. Dakara, edo hadi ni wa hijou ni kansha no kimochi ga arunda."
Horiyoshi III e’ certamente l’eccezione alla regola ed e’ anche stato accusato di danneggiare gli irezumi e di aver cattivi rapporti con gli altri horishi per questo suo desiderio di allargare i propri orizzonti. Egli nega completamente tali accuse.
In conclusione, non si e’ veramente verificata alcuna occidentalizzazione dell’irezumi, ma e’ piuttosto l’irezumi ad aver influenzato l’occidente; in Giappone il tatuaggio occidentale e’ cresciuto a fianco di quello tradizionale, ma separatemente. Horiyoshi III sembra essere al momento, almeno agli inizi, il solo horishi a mostrare la volonta’ di prendere in considerazione il tatuaggio occidentale.
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