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Cali≠gari

“Guddo, Bai” (2003) Il loro lavoro di addio prima della lunga pausa (torneranno ad agosto 2009 con un nuovo disco) si intitola non a caso Good Bye, ed e’ una raccolta di inediti e pezzi rari. L’omonima canzone che apre l’album riesce a trovare il giusto equilibrio tra allegria e nostalgia, con una voce melodica e piacevole. 187 continua su un simpatico ritornello che consiglia “muori muori muori!”, e cosi’ si prosegue attraverso episodi musicali piu’ o meno bizzarri, con musiche da circo mischiate a rock deciso ma sempre festaiolo, di cui Kimi ga Sakuyama e’ un esempio azzeccato. Kuusou Kanibaru spicca per i suoni particolari, vagamente sinistri, con una voce piu’ spettrale sarebbe potuta diventare un capolavoro gotico. Erotopia tratta gli argomenti che ne hanno fatto i capostipiti del sottogenere eroguro, cercatene la traduzione! Un disco lungo (ben 17 canzoni) ma che non annoia mai.

“Cali≠gari no Sekai” Una raccolta che ripercorre la breve storia di un gruppo che, con un nome derivato dal film “Il gabinetto del dottor Caligari”, offre un rock piacevole e allegro ma che nasconde testi ispirati dal movimento erotico/grottesco, e per questo era definito il padre della rinascita dell’eroguro. Questo aspetto (nato da una passione del chitarrista Ao) e’ piu’ evidente dal vivo o studiandone i testi che nella musica. Traspare anche nei frequenti pezzi di cabaret (dorama) che presentano e inframezzano queste canzoni, divertenti (per chi li capisce) e in stile goliardico. Purtroppo dopo vari ascolti questi intermezzi stancano un po’... si poteva almeno musicarli con un sottofondo strumentale. Il gruppo stupisce comunque per la versatilita’, con canzoni originali e molto diverse tra di loro, pur seguendo uno stile inconfondibile, frutto probabilmente tanto della genialita’ del chitarrista quanto di continui cambi di formazione.
Perfetta rappresentazione ne e’ probabilmente il pezzo 7 (Hakkyou Channeru), goliardico, vagamente tenebroso, oltraggioso, sperimentale, offensivo... Tadaima e’ invece un bel lento, energico quanto basta ma dalle note tristi e struggenti.

Chatmonchy

“Seimeiryoku (生命力)” Trio femminile tra il pop e il rock, piu’ il primo che il secondo vista la leggerezza delle canzoni e lo stile del canto. La voce e’, come spesso accade per i gruppi giapponesi, troppo acuta per le orecchie e il gusto occidentali, ma dopo un po’ ci si abitua. Shangri-la ha un bel giro di basso, che ne fa la canzone piu’ ballabile e ipoteticamente adatta a farne un singolo da classifica.

Chemistry

“Winter of Love” Duo vincitore dell’X-Factor giapponese, esce con un album che rivisita qualche loro successo, qualche cover, e aggiunge pezzi nuovi. Abbondanza di ballate sdolcinate a carattere natalizio o comunque a tema invernale, tra il pop e il R&B, ascoltabili a malapena durante il cenone di Natale. Da regalare per Natale a qualcuno che ci sta particolarmente antipatico.

Coa

Coa sono due dolci signore da Himeji, Bill e Eddie: Bill alla batteria, Eddie al basso.  Coa significa "terrore" in giapponese, e il nome calza a pennello, perche’ le due gentili signore mettono in scena la musica piu’ terrificante che abbia mai sentito usando solo una batteria, un basso e voci spaventose. Eddie suona la chitarra come si deve, e percutendola alla morte. Dal vivo e nei loro momenti migliori, potrebbero tenere testa a gente come Motorhead e Rollins Band. 

"Smell Me Smell My Grandfather" - Japan Overseas – Suoni spettrali, percussioni, chitarre distorte, battiti, e altri suoni abrasivi in 11 tracce, inclusa una cover degli Unsane, di terrore sonoro. Detto questo, e’ difficile trovare un posto per i Coa nel vostro soggiorno, e’ un gruppo da vedere dal vivo. Se questo vi risulta impossibile, assicuratevi di avere un buon impianto e ALZATE IL VOLUME!!

"Your Chill Lobe To My Sound Sleep" - Tocuma Japan Communications, 1998 – Seconda uscita dei COA per una major, e’ piu’ variegata del brutale "Smell Me Smell My Grandfather". Inizia con il pezzo ambient "Matsuri" con un giro di di basso semplice e ripetitivo, con un tappeto di batteria. L’atmosfera accellera leggermente, e si accumulano suoni con i rumori di una sagra giapponese che si uniscono. Una lunga canzone spfosticata, crea uno stato d’animo e da il tono al resto dell’album – quattro devastanti canzoni che fanno a brandelli basso, batteria e microfoni, sullo stile del precedente disco, un collage di suoni funky intitolato "Traffic Mess", e tre versioni della canzone che da il titolo al CD, scarabocchi per tastiera (di varie durate), che ne fanno il loro disco piu’ vario e interessante, il piu’ raccomandato per l’ascoltatore non specializzato.

“Sea Urchin Character” – Gyuune Cassette. Coa torna con altra musica, questa volta sei pezzi con un totale di 36 minuti. La prima traccia “Teorema (intro)” e’ una tempestosa canzone strumentale, corposa e ricca di bassi, spaventosa e... corta. Spesso la citano e ci giocano su dal vivo. “Dead Generation” e’ uno dei pezzi lunghi, inizia lenta e tenebrosa , speziata con un flauto sinistro. Cresce, diventa minacciosa e introduce un organo, poi le voci spettrali dei Coa, loro vero marchio di fabbrica, e continua per 14 di nenia. I successivi tre pezzi sono intitolati “Cell Division” parte I, II, e III. Un simbolo della nascita di una nuova vita umana? Biologia? “Cell Division I” e’ pop/jazz/folkeggiante, un brano molto carino in controtempo. Naturalmente strada facendo si intensifica e si riempie di battiti intensi e complessi. A volte assomiglia ad uno strumentale dei Rush, “La Villa Strangata” forse? Il basso si infiamma e introduce drammaticamente “Cell Division II”, un pezzo piu’ breve con un assalto di basso e batteria, insaporito con strano rumore statico e poi… una tromba!! Forse hanno preso spunto da Yoshimi dei Boredoms, ma suona bene! La Part III e’ una variazione sulla Part I, bella e sognante. La canzone finale “Teorema” viene diritta dal caos Coa con un attacco frontale del basso, imboscate violente di batteria, voci orrorifiche, con strane uscite jazzistiche di basso. I Coa suonano ancora meravigliosamente, e in questa uscita ci offrono musica tra la loro migliore e piu’ interessante.

Creep

"My self portrait" - Tag Rag 1999 – I Creep sono un quartetto maschile. Questo loro CD di debutto inizia con un campionamento dal cartone animato di Spawn che ci guida ad un semplice strumentale. Con la seconda canzone si inizia veramente e il gruppo si lancia attraverso sei canzoni di tesa frenesia ronzante. Ogni brano e’ intenso, sebbene ci sia un cambio nel ritmo per variegare l’atmosfera dell’album. Ma dopo l’ultima canzone lasciate il CD nello stereo, cinque minuti di silenzio sono seguiti da una e poi una seconda canzone bouns! La prima e’ una confusione ronzante alla Nirvana, mentre la seconda e’ proprio una cover dei Nirvana, All Apologies, ironicamente una delle peggiori cover della storia della musica che io abbia mai sentito.

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