Iconiq
“Light Ahead”– 2010. Ayumi Ito nasce in Giappone da cantanti coreani, e proprio in Corea inizia la propria carriera. Ritorna presto in Giappone, accorcia il nome in Ito Yumi e inizia una carriera di successo, distinguendosi dalle colleghe J-Pop sia per la voce meno acuta che per l’immagine meno infantile e più provocante. Canzoni molto ritmate e ballabili, ricche di suono sintetizzati, guidate da una timbrica vocale coinvolgente che li avvolge dandogli profondità anche dove mancherebbe. “Girl Power” parte molto decisa, un attacco quasi di rock industriale, ma poi l’energia si assesta su livelli tra R’n’B e pop, miscela che ritroveremo nella maggior parte dei pezzi, anche i più orecchiabili come “TOKYO POWER”. Un disco senza troppe pretese ma soddisfacente nel suo genere.
Indian No Echo Sign Bine No
“Virgin Demo” – 2000. Osaka ha spesso sfornato intensi trio, ma tra questi gli Indian No Echo Sign Bine No è uno dei più originali, in quanto al posto di un cantante-chitarrista si presentano con una cantante-violinista. Questo CD di 8 pezzi è una vivida sinfonia di canzoni artistiche e per la maggior parte strumentali, condite da effetti scatenati, usi innovativi del violino elettrico, e una delle migliori sezioni ritmiche in giro. A volte il violino non sembra nemmeno un violino, portando l’ascoltatore a scambiarlo per una chitarra in stile grandi maestri quali Jimmy Page, Steve Howe degli Yes, o the Edge. Si inizia subito con il violino, che raccoglie per strada suoni alla Bauhaus e voci campionate. Le due canzoni che contengono vere voci semplicemente hanno degli “aaaah” alla Nico, o strane nenie squillanti. Un pezzo è senza batteria, sembra una variazione su musica classica russa, e il remix in finale include tutti i suoni possibili. Un buon disco, che impallidisce se confrontato con le loro esibizioni dal vivo, con la violinista che sminuzza le corde dello strumento, producendo innumerevoli suoni accompagnata da una sezione ritmica selvaggia.
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