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Haco

guitar"Happiness Proof" – Haco si avvicina in questa uscita a sonorita’ quasi pop, ma ricercando un senso della parola alla Devo. Canzoni orecchiabili e strani suoni elettronici, in inglese e giapponese, in crescendo alternati a decrescendo, pause, sussurri, percussioni dure, chitarre acustiche e altre sorprese divertenti. Dopo tutti questi anni sa essere ancora di umore mutevole, eccentrico, inusuale, pazzo.
Vedere anche HOHAIO e After Dinner.
 
Haino Keiji + Coa

"You Should Draw Out The Billion And First Prayer" – Horen Records, 2000 Sette pezzi, sia lunghi (12 minuti) che brevi (2 minuti), registrati al Himeji Mushroom Club in una collaborazione tra geni del noise quali Haino Keiji alla chitarra e Bill e Eddie dei Coa a basso e batteria. Tutti i titoli dei pezzi sono tratte da una poesia, forse di Alan Cummings? Stili diversi si alternano in ogni pezzo, uno e’ un classico del feedback, un’altro qualcosa che richiama il medio oriente, poi si ritorna ai brusii, e piu’ tardi arrivano esotici strumenti a corda e tastiere, e cosi’ via. Qualcosa dal titolo "cretan bulgari" suona discretamente funky! I testi consistono quasi totalmente in goffi grugniti e mugolii. Alcune musiche sono rilassanti, altre distorte in regni ultraterreni, alcune idiosincratiche e complicate. Un buon lavoro.

Haino Keiji + Boris

"Black: implication flooding" - 1997. INOXIA Records. 9 pezzi per 72 minuti in questa sinistra collaborazione del maestro della chitarra perversamente crudele Haino Keiji con il trio di rock heavy Boris. Urla, preghiere, maledizioni e titoli lunghissimi come “A rise, a moment before something unexpected is on the verge of starting” ecc. I pezzi non vanno mai oltre il noise d’atmosfera, il che gli da l’aria di un progetto “qui e ora” come nella collaborazione di Haino con Coa (vedi sopra). Emerge dalla media soprattutto per gli ululati spaventosi; un grindcore dark e frammenti di canzoni fanno da propulsore a questa follia. Haino Keiji suona qualcosa che si chiama “electronic sruthibox” nella prima e sesta canzone, una “batteria a onde” e un “oboe etnico”, che credo sia lo strano strumento lamentoso che suona come una cornamusa. Haino suona la chitarra soli in tre canzoni su nove, le finali. Lunghi lamenti gracchianti scuotono nebbiosi. I pezzi finali sono intensi in crescendo. Sfortunatamente molte canzoni sono frammantarie e vengono sfumate dopo svariati minuti. Un’uscita molto interessante ma in qualche modo insoddisfacente. Il pezzo migliore è l’ottavo, undici minuti di suoni dinosaureschi, che incontra il pezzo nove, il quale continua per dodici minuti sullo stesso stile, ma con aggiunta di grugniti. Finale col botto!

Hanadensha

"Astral Pigmy Wave" Primo di una serie di tre EPs, ormai introvabile. Spazioso e spaziale, hippy e trippy...

"Accoustic Mothership"
 
La seconda parte di questa serie contiene quattro strumentali su tema spaziale, con il primo che è una strana raccolta di suoni d’elicotteri dal cosmo, la seconda “Acid River” una confusione grassa e fuori fuoco come un’astronave che esce da un varco nel tempo. "Elemental Jam" ha lunghi suoni spaziali come durante un atterraggio, con chitarre cigolanti che volano avanti e indietro. Accoustic Mothership, pezzo di chiusura, è 17 minuti di puro divertimento: effetti sonori gorgoglianti tra i più recenti Boredoms e gli AOA, o forse è più appropriato descriverli come i Sonic Youth che suonano i Tangerine Dream.

"Doobie Shining Love" 
Terzo e ultimo di questa serie di EP, con il titolo che ci indica che si tratta di musica funky dai toni dolci. La prima canzone, “Doobie Shining Love” è incentrata sulla linea di basso che accompagna la strofa doobie doobie doobie, un pezzo dolce e sonnolento. “Star”, secondo pezzo, è simile al primo e l’ultima canzone “Sersky Rainbow” offre ancora grassi accordi come "Acid River" faceva in "Accoustic Mothership."  Con soli 17 minuti questo CD sarebbe cortino, mentre, "Accoustic Mothership" vantava oltre 30 minuti di musica.

the Hanatarash

Band creata da Yamantaka Eye dei Boredoms, il nome significa “moccio dal naso”. Urla e lancio di oggetti, battere di cose metalliche, furia e pazzia all’ultimo stadio, sfalciate di rumori vibranti! Un mix selvaggio di campionamenti, da “Bastille Day” dei Rush come se fosse una pubblicità alla radio per uno spettacolo punk, buttandoci dentro svariati tipi di effetti sonori stridenti. Un ritmo sofferente dei Rush per la canzone di qualcun altro, come nel materiale campionato di un DJ, con un risultato alquanto strano. Altre urla e fracassi sopra una specie di pezzo R’n’B, suoni spaziali, gemiti, una voce all’elio per una cover di “God Save the Queen”, ricoperta da trambusto e distorsioni.

Hashigo

“xplanet and bethx” - CD condiviso di pezzi strumentali psichedelici dagli Hashigo di Tokyo e Bethlehem in Pennsylvania.  Chitarre acustiche ed elettriche producono scarabocchi e feedback con occasionali voci campionate ad introdurre alcune delle canzoni. Ambient, dolciastro, rilassante e piacevole da ascoltare.  Non è adrenalinico, e allora?  Alcune canzoni continuano oltre i dieci minuti, e perché non dovrebbero? Ascoltatelo.

Hellchild

“bareskin” E’ grindcore o death metal?  In ogni caso è veloce, denso, e furioso: schitarrate che tagliano cuciture vocali ringhianti sostenute da doppia pazzia percussiva. Simili ai compagni d’etichetta United, ma un po’ più vari ed interessanti.

Hellen

hellen“Talon of King” (Mandrake Root, 1985) Senz’alcun dubbio il disco più raro tra i più famosi 20 del metal giapponese, ma i meriti dell’operina in questione sono esclusivamente artistici. L’album, costituito da sei brani dalla cospicua durata, è ispirato all’epico pennino dei primi, seminali Rainbow, con uno stile chitarristico memore dell’allora giovanissimo Yngwie Malmsteen. Lo stile, austero e classicheggiante, si pone infatti a metà strada fra “Rising” e le primissime cose dello svedese, al cui confronto il carneade Yasumitsu Shimizu non sfigura, ben supportato dalle solenni tastiere di Yasuharu Takanashi. Paradigmatiche in tal senso l’altera title-track, l’evocativa “Liar” e l’eroica cavalcata “Fire Of Love”, tutte stilisticamente molto vicine ad autentici gioiellini del coevo Euro-metal come Stonefield e Biscaya. Elusa dal successo, la band si scioglie poco dopo; Shimizu forma i Babylon, che licenziano due EP senza uscire dall’oscurità. Nel 2005 Hellen ci riprova con il mini “Fortune”, titolo purtroppo ben poco profetico.

Hide

Hide (pronunciato Hide, non Haid) era il chitarrista degli X Japan (riformatisi nel 2010 senza di lui), suicidatosi anni fa in un sospetto incidente di auto-soffocamento. L’intera nazione celebrò il lutto, e l’ex Primo Ministro Koizumi Junichiro, al tempo ministro di qualcosa e grande fan degli X Japan (cercate foto del suo tentativo di capelli in stile heavy metal), è riuscito a far costruire un museo dedicato loro. Hide è sempre stato considerato la stella carismatica del gruppo, e sono in molti a considerare i suoi lavori da solista migliori della musica del gruppo e dei progetti degli altri membri. Ha lavorato con Paul Raven e chiamato Spread Beaver uno dei suoi progetti, un termine offensivo che non vuol dire niente per la maggior parte dei giapponesi (anche se i fan degli X-Japan qualche idea se la sono fatta).

King of Psyborg Rock Star” 2004. Ennesima raccolta di successi, con qualche versione dal vivo e remix, utile più a tenere in vita il ricordo di Hideto Matsumoto che ad aggiungere qualcosa di significativo alla sua discografia.

Best Of/ Pshychommunity“ 2000. Raccolta di canzoni da solista veloci e punkeggianti, chic e hardcore, reggae e industriali; non mancano le occasionali power ballad, ma nessuno è perfetto! Ideale per chi vuole scoprire questo artista che ha contribuito alla storia del J-Rock.

Ja, Zoo” 1988. Accreditato a hide with Spread Beaver (il gruppo che lo seguiva anche dal vivo) , è un album postumo. “Spread Beaver” parte con suoni forti ma accattivanti, che continuano in tutto il disco, senza lasciarci il tempo di respirare. “Pink Spider” rimane il più grande successo, anche a causa del testo considerato autobiografico e dell’uscita immediatamente dopo la more dell’autore.

Hide your face” 1984. Primo album solista, con in copertina il disegno di una maschera di H. R. Giger (il designer di Alien). Contiene ben 16 canzoni, l’ultima delle quali una lunga nenia che riprende i suoni della prima e li esaspera per quasi 20 minuti. Lontano dai suoni metal degli X Japan, hide propone qui un rock alternativo, caratterizzato da voce roca e assoli di chitarra ritmati da riff taglienti e veloci. “D.O.D.” e’ un perfetto pezzo punk, “Frozen” non avrebbe sfigurato nella colonna sonora de Il Corvo, “Oblaat” è quasi allegra e ballabile. “Eyes Love You”, suo primo singolo, è probabilmente la meno sperimentale, mentre “Blue Sky Complex” osa inserire fiati ed addirittura un organo. Oltre a cantare hide suona quasi tutte le parti di chitarra (ben 4 in “Psychommunity”) e basso.


High and Mighty Colour

punk "Swamp Man"  2009. Ultimo disco prima dello scioglimento del 2010, con la nuova cantante Halca. Il pezzo che da il titolo al disco è uno strano intermezzo, con un piano delicato e archi, sembra commentare una scena dopo un conflitto, mentre nel resto del disco la fanno da padrone le chitarre e le voci, alternando ritornelli pop a strofe heavy metal; “Hate” a dispetto del titolo è una canzone con un ritmo solido e coinvolgente; unica pecca è forse la ripetitività dei pezzi, si poteva sperimentare di più e allargare lo spettro delle possibilità.

"BEEEEEEST" 2008. Se il tentativo era quello di conquistare sia i fan del rock duro che gli amanti del pop, questo gruppo ci riesce abbastanza bene: le voci di Yusuke (roca e potente) e quella di Makii (dolce e melodica) si fondono e scontrano con risultati a volte azzardati ma per lo più riusciti. Questa raccolta si apre con un pezzo formidabile: “Over” è una canzone da sparare a mille, dove il livello massimo del volume non sembra bastare a rendergli giustizia, seguita da “Ichirin no Hana”, un intreccio di chitarre decise e voci altrettanto convincenti, supportate da ritmica risoluta e vigorosa (usata come opening dell’anime Bleach). Il disco continua con altrettanta energia, tra pezzi vagamente pop (il piacevole DIVE into YOURSELF) ma senza far mai mancare suoni e foga metal. Tra le perle anche “Pride”, colonna sonora di Mobile Suit Gundam Seed Destiny e loro singolo di maggior successo.

the High-Lows

Gruppo rock 'n' roll da Osaka, comprende ex membri dei punk The Blue Hearts. Se messi a fianco dei loro contemporanei da Tokyo Guitar Wolf non c’è confronto, ma sono un insieme robusto che sa cos’è il rock, and se con un impatto più anziano e rallentato. Punto debole è il cantante, troppo moscio, ma ogni canzone ha qualcosa di buono, speziata con armonica o effetti di chitarra. A tratti sono funky, freschi, rumorosi, forti.


Hi-Standard

“Angry-Fist”
Una versione punk di “California Dreamin'”, gli Hi-Standard sono tra i primi ad inaugurare quello che è già diventato uno stanco cliché dei gruppi californiani che fanno a brandelli canzoni classiche. Lo rifanno con “Angry Fist” e la superflua “Have You Ever Seen The Rain”, ma si fanno scusare con la cover del tema della Pantera Rosa , all’inizio fedele all’originale, poi in stile ska, a infine trasformata in un assalto pop-core, canzone nascosta alla fine del CD. Il resto del disco ha canzoni originali rapide e serrate, inni hardcore buoni per un ascolto prima di andare al pub ma non troppo memorabili.

Hitomi

"Love Life 2"  2009. Furuya Hitomi è uscita dalle mani di Tetsuya Komuro, probabilmente il produttore di J-Pop più di successo, ma se ne è presto separata; scrive quasi tutti i testi delle proprie canzoni. Disco di buona fattura, allegro e spensierato: “Hello Goodbye” si distingue per le chitarre un po’ più energiche, “Beat” per il ritmo tra il R’n’B e l’hip-hop con cori gospel, e “WORLD! WIDE! LOVE!” per la voce robotica, ma le altre canzoni sono un po’ troppo simili l’una all’altra. Adatto ad ascoltare in macchina, d’estate, andando al mare.

HOAHIO

"Happy Mail" – Suoni e ripetizioni decorate con lo strano cantato di Haco.  Mosaici di suono molto tranquilli, spogli e minimali, alcuni dei quali arricchiti con l’utilizzo di suoni di koto giapponese strampalati e modificati, ti fanno sentire come se fossi ad una corte imperiale di un tempo lontano (e da una lontana galassia, probabilmente). All’incirca nel mezzo di “Less Than Lovers, More Than Friends” c’è un momento di eccitazione elettrica, ma anche questo è un inganno: parole e giri di chitarra vengono ripetuti quasi uguali in tutti i sei minuti.

Hora

"domiNATE"  Elettronica creativa e originale, suoni che sembrano tratti a volte da un film dell’orrore a volte da un videogioco, adatti come sottofondo di una serata a tema ma molte anche potenzialmente ballabili. Hora è stato tastierista del duo decadente/dark Schwarz Stein.

"Icebound"  Disco doppio, ricco di suoni elettronici interessanti che in alcuni aspetti rimandano a Jean-Michel Jarre e per altri si avvicinano alla produzione ballabile più contemporanea. Forte è l’influenza della dance europea e in particolare italiana, ma senza la presenza delle voci che caratterizzano quest’ultima dato che il disco è interamente strumentale. “Spine” è un esempio di queste influenze, purtroppo anche nella ricerca di suoni più commerciali, ma per fortuna altri pezzi sono più coraggiosi e di conseguenza stimolanti. Non mancano richiami alla disco primi anni ’80 con “L.E.M.” (un po’ debole) ma il meglio viene dai pezzi che sembrano essere scritti per diventare colonne sonore, come quello che chiude il disco 1. Il disco 2 è più energico, a parte “Euphoria – Hipnotize” che sembra una canzoncina natalizia ed è completamente fuori posto.

Hyde

"Faith" 2006 – Un rock corposo incentrato su una voce calda e avvolgente, che da sola sa sostenere il suono, ed è un peccato perché nei pochi sprazzi in cui gli strumenti emergono, lo fanno in maniera coinvolgente. Tonalità tra Bono e Joey Tempest, con accenni di Eddie Vedder, danno espressività a tutti i pezzi; ritmo sostenuto ma mai metal con melodie che vanno dal lento per teenager “Season’s Call” allo stomachevolmente dolce “Perfect Moment”, a momenti azzeccati come le ritmate “Dolly”, “Jesus Christ” e “Made in Heaven”. Un netto miglioramento rispetto al primo disco del 2006. Intervistato dalla rivista dark tedesca Orkus sulle tematiche dell’album, Hyde afferma: «L’aspetto e le espressioni religiose. Non sono credente di qualche religione speciale ma quando sono stato in Europa ho visitato delle chiese e ho sentito un potere enorme, come se la mia anima venisse purificata. Ho voluto ricreare questa atmosfera nel disco».

"Roentgen" 2006. Primo album solista di Hyde (cantante di L’Arc-en-Ciel), uscito per la sua etichetta Haunted Records, facente parte di Sony's Ki/oon Records. Capita a tutti gli artisti di inserire una o due canzoni lente e dolci in un disco, un po’ per vender più copie alle ragazzine o magari aver scritto il disco in un momento particolarmente romantico. Un disco composto completamente da polpettoni lenti e zuccherosi è però un’esagerazione, adatto all’ascolto negli ascensori del centro commerciale o ad una casa di riposo. Voce mielosa, BPM che non superano quelli di una canzone di Pasqua, atmosfere da cena a lume di candela. Regalatelo ai vostri nonni e li farete felici.


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