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Dead End
"Ghost of Romance" (Victor, 1987) Le origini del gruppo risalgono al 1984, dall’unione di membri già attivi nelle fila di Terra Rosa, Rajas e Liar. Il debutto autofinanziato “Dead Line” è dell’86 e, dato il buon successo underground, la Victor mette le mani sul quartetto di Tokyo, mentre la potente Metal Blade ottiene la licenza per il mercato americano di questo secondo “Ghost…”. Il genere è un heavy metal incontaminato, con qualche ritmica serrata (“Phantom Nation”) influenzata dal thrash, citazioni US metal (“The Damned Thing”) e il consueto chitarrismo ispirato (“Song Of A Lunatic”). Ma ad attrarre pubblico e discografici è soprattutto l’immagine del truccatissimo singer ‘Morrie’ Ohtsuka, il cui impatto visivo influenzerà moltissimo i fortunati X-Japan, anche se noi preferiamo ricordarne le doti di screamer aggressivo, perfettamente adeguato al genere proposto. Di recente tornati in pista con “Metamorphosis”, dopo essersi sciolti all’inizio degli anni 90, come accadde a molte altre band della prima ondata dell’HM made in Japan.
Depth
"Bare things" (Tag Rag 2000) Le Depth sono un terzetto in cui tutte e tre le musiciste contribuiscono alla voce. Il loro CD di debutto e’ una sinfonia di grandi canzoni con un nocciolo di chitarre ruggenti. Le atmosfere dell’album percorrono varie direzioni della mappa musicale: heavy, veloce, trascinato, melodico, tetro, fino all’armonico orchestrato con beat, ma il segno di fabbrica del suono del gruppo e’ la velocita’ densa di suoni e le favolose dinamiche vocali. “Cage”, probabilmente il pezzo migliore nel CD, comincia con un’introduzione tirata, poi la voce “alla Godzilla” della bassista, seguita dallo stridore ancor piu’ terrificante della chitarrista... e qua parte la canzone. Questo potrebbe essere il “Smells Like Teen Spirit” giapponese, capace di far esplodere la scena alternativa, se il grande pubblico fosse pronto per questo. Sarebbe facile mettere in riga una serie di aggettivi per quest’uscita, ma e’ anche importante ricordare che questo gruppo ricorda piu’ i Sepultura che le Shonen Knife. Dal vivo vi sorprendera’ come tre donne abbastanza umili e modeste possano scatenare un tale inferno di ferocia.
Dig A Hole
"Cleaner" (Tag Rag 1997) Dig A Hole e’ un gruppo che, quando li ho visti dal vivo, ho trovato molto simili ai Fugazi – un gruppo eccellente ed intenso, che non accellera troppo ma crea sempre un suono interessante. Su questo CD, sembrano un gruppo giovanile un po’ grunge, con qualche momento alla Rage Against The Machine. Pesante, trascinato, denso, con il cantante che raggiunge tonalita’ molto acute. Buon vecchio hardcore giapponese, servito a volonta’.
DiO – Distraught Overlord
“Dictator” L’introduzione parte molto bene, con suoni elettronici che si trasformano in chitarre violente nel primo pezzo (forse il migliore); segue un alternarsi di pezzi quasi death metal come Splendid World e altri piu’NWoBHM. Last dance ha un attacco di tastiera quasi alla Utada Hikaru, non si capisce bene perche’. La voce sa adattarsi ai vari stili di metal esplorati, ed e’ forse la cosa piu’ positiva del disco, che altrimenti non dimostra di eccellere in alcun campo.
Dir en grey
Mettete da parte un attimo i vs lettori MP3 portatili: questa non e’ musica da ascoltare in cuffia ma da un buon impianto di quelli con le casse alte come un mobile, e senza risparmiare sul volume! Attivi con formazione invariata dal 1997 e molto prolifici, i Dir hanno uno stile che risente di varie influenze e si modifica di disco in disco, pur rimanendo fondamentalmente rock. Sono stati di volta in volta classificati rock, pop metal, industriale, nu metal, progressive metal, ecc. Hanno un discreto successo anche fuori patria: pur se il significato dei testi spesso ricchi di doppi sensi anche giocati sul significato degli ideogrammi si perde, hanno saputo conquistare il pubblico dal vivo in tour di prestigio come il Family Values dei Korn. Nei loro testi parlano di angoscia, rabbia, dolore, e dalla musica traspaiono queste emozioni, soprattutto dalla voce di Kyo che sa dare alle parole un’emozione non comune tra i colleghi.
“Missa” (1997) Inizio con chitarre acide, batteria insistente e voce nasale, J-rock da manuale e non a caso i Dir sono considerati tra i capostipiti del Visual Kei. Il disco continua con una buona energia e qualche spunto originale, pur non essendo tra i migliori di questo longevo gruppo. Molto bella l’intro di chitarra di Garden, vagamente U2istica; l’ultima canzone e’ la piu’ grintosa, da pogare sotto al palco!
“Gauze” (1999) Un bel disco con suoni distorti, cori gutturali a fare da contraltare a un cantato da urla isteriche, chitarre a volte stoppate e singhiozzanti altre lanciate in corse furibonde, il tutto sapientemente dominato dalla voce del cantante, che sa essere profonda o stridula, rassicurante o spaventosa, dolce o arrabbiata. Se qualcuno avesse ancora dubbi sull’influenza che i Sonic Youth hanno, e continueranno ad avere in tutto il mondo, si ascolti Mazohyst of Decadence, che sfoggia addirittura un coro che ricorda i tardi 99 Posse; questa e’ una delle canzoni piu’ belle del disco (anche per il titolo...), un lento per niente mieloso, finalmente! Prodotto da Yoshiki degli X-Japan.
“Macabre” Un disco piu’ vario del solito, con incursioni nel gotico (la splendida Hotarabu) e addirittura nel rap (la meno riuscita Egnirys Cimredophys), ma anche piu’ lento dei precedenti. Il pezzo che da’ il titolo al disco ha una voce diversa dal solito, che esce dai canoni J-rock e ci rientra di continuo, con variazioni di registro e stile notevoli, una citazione dello stile dei Doors in chitarra e tastiera psichedelici, buon tentativo che potrebbe se perfezionato aprire nuove strade al gruppo; dura ben quasi undici minuti ma non stanca, anzi qualche volta viene da premere reward per risentirla. Hydra e’ scatenata, rallenta con un intermezzo che ricorda i canti gregoriani e poi torna a fondere chitarre e urla da pogo
Un disco che tutto sommato potrebbe deludere i fan piu’ rigorosi del visual kei, ma trovarne di nuovi in chi crede che il rock potra’ sopravvivere solo grazie ad un continuo reinventarsi e rinnovarsi.
“Kisou” (2002) Un bel suono di chitarra apre il disco, in un crescendo di contrasti tra suoni bassi ed acuti che esplode e poi torna a costruire tensione. Sa di gia’ sentito ma funziona, poi la voce di Kyo da quel timbro inconfondibile ad un suono piu’ deciso e metal che nei dischi precedenti. Interessanti i suoni spettrali di Embryo, e gli esperimenti strumentali piu’ o meno elettronici. Vari pezzi sono lenti, tra il malinconico e il malsano, ma quelli veloci ci salvano con urla apocalittiche, deliri chitarrisitici e kalashnikov alle percussioni che trovano l’apoteosi in Pink Killer, con atmosfere da guerra, mentre Shinsou chiude a portare speranza dopo la guerra di cui siamo appena stati testimoni.
“Six Ugly” (2002) mmm su questo disco sono ancora indeciso…
“Vulgar” (2003) Audience Killer Loop non vi uccidera’, anzi e’ un buon apripista per l’inferno di suoni metallici in arrivo, a partire da The IIID Empire dove uno Shinya scatenato alla batteria ci carica di energia e si guarda bene dal darci tregua. L’intero album e’ forse il piu’ duro del gruppo, e uno dei migliori in assoluto, tecnicamente ineccepibile, eppure in canzoni come Increase Blue riesce anche a sfoggiare ritornelli orecchiabili. Splendida la chitarra in Red... [em] (ma cosa vuol dire il titolo?!?) , e la voce in Drain Away, da imparare a memoria in vista di una visita ai karaoke giapponesi.
“Withering to Death” (2005) Disco con chitarre di classico heavy metal, ma la voce rimane lontana dai canoni del genere mescolando tutti i suoni umanamente emittibili dalle nostre corde vocali, a volte andando anche oltre l’umano. Pezzi calmi (pochi) e pezzi scatenati, ma un album meno vario dei precedenti, meno sorprendente ed efficace.
“The Marrow of a Bone” (2007) recensione in arrivo!
“Uroboros” (2008) recensione in arrivo!
“Kai” Un disco di esperimenti elettronici/ambient sulle canzoni dei Dir en grey, non un vero e proprio loro disco quanto un pugno di DJ che rivoluzionano, impreziosiscono e/o rovinano le loro canzoni, a seconda dei gusti. Se qualche prova e’ riuscita, e ci fa sentire le canzoni dei Dir come se fossero state scritte dai Subsonica, altre volte sembra inutile trasformare una bella canzone rock in un pezzo da ascensore di hotel, lounge senza anima ne’ originalita’.
DJ Pika Pika Pika
“Planetary Natural Love Gas Webbin’ 199999” – Comma 1999 – Strano e bizzarro mix traballante, da un DJ che propone suoni world beat, battiti, strani effetti elettronici e tastiere: DJ Pika Pika Pika, ovvero Eye Yamatsuka, voce dei Boredoms. In elenco ci sono 26 pezzi, ma e’ in realta’ un unico lungo pezzo mixato, con la strada percorsa dai suoni a divergere e convergere, con cambiamenti lenti ma ineluttabili, il ritmo unica costante. Piu’ avanti abbondano perfino sciocchi suoni da disco music.
Do As Infinity
"Break of Dawn” (2000) Pop ben fatto, una voce calda e talentuosa e una chitarra con qualche suono rockeggiante, come nel finale di Painful. Peccato non prenda il comando piu’ spesso: Oasis ad esempio e’ la canzone piu’ potenzialmente alternativa, peccato si scelga di tenerla in territorio 100% pop. Il disco continua tra suoni sintetizzati e qualche timida distorsione. Vi piaceranno se siete appassionati di J-pop, ma i fan di punk o visual-kei ne stiano lontani.
"New World” (2001) Album molto simile nello stile al precedente, ma che con canzoni mediamente piu’ veloci e chitarre maggiormente in rilievo compie un passettino in piu’ verso un suono rock; Snail e’ una buona canzone, con chitarre e suoni energici e trascinati. Musica da ascoltare come sottofondo leggendo Murakami Haruki, ma assolutamente fuori posto se leggete Murakami Ryu...
"Deep Forest” (2002) A detta di molti il migliore album del gruppo, anche se personalmente preferisco il precedente; certo la dolce Tadaima, la jazzante ed estroversa Kouzou Kaikaku, le allegre Koi Otome e Hang Out, la commovente Enrai e la robotica canzone in chiusura, quasi dance, ne fanno un disco vario e interessante. Fukai Mori li fa conoscere al mondo, grazie all’inclusione nella colonna sonora di Inu Yasha.
"True Song” (2002) Quattro album e una raccolta in tre anni sono probabilmente un record per un gruppo pop, e questo si sente in questo album che suona a tratti stanco e ripetitivo. Ci sono naturalmente pezzi degni di nota, grazie alla voce calda e avvolgente di Tomiko Van. One or Eight ha un bel giro di batteria e il pezzo n. 6 suoni etnici affascinanti.
Duel Jewel
“[Revive]” Buon rock, canzoni ben scritte e suonate. Interessante Betray, che associa una chitarra particolare a voci piu’ dure di quanto ci fanno sentire di solito i gruppi visual key, pur restando un tipico pezzo del genere. La stessa chitarra acuta torna anche nel pezzo 7. Il disco contiene piu’ di qualche lento, ma mai troppo mielosi tranne la 11, pericolosamente vicina a uno stile Boys Band. Noah e’ invece piacevole, contiene un assolo di chitarra d’altri tempi e degli acuti di voce notevoli. Il pezzo piu’ duro, Paranoid Trash, chiude il disco, con un ritornello quasi pop su chitarre tirate e doppia cassa a pestare fisso.
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