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Gackt
"0079-0088" – 2007. Una voce molto particolare per un ascoltatore occidentale, che potrebbe anche non piacere, alle prese con un rock arricchito da varie contaminazioni, a volte melodico e altre più energico ma mai cattivo. Questa raccolta inizia bene, con ritmo ed energia ed un’aria allegra, ma fin da subito tutti gli strumenti passano in secondo piano rispetto alla voce, che domina la scena incontrastata. Accade così che la buona intuizione dei primi secondi del disco non venga sviluppata a sufficienza, e si scelga di relegare chitarre guizzanti e batteria indolore ad un ruolo secondario. Ai Senshi è colonna sonora di un videogioco di Gundam; interessanti i suoni etnici di Mind Forest. Dybbuk e’ la canzone più eclettica, riesce a sorprenderci fondendo chitarre metal e coro vagamente rap, intermezzi elettronici e cantato vibrato ; un tentativo non del tutto convincente ma non da buttare. Love Letter e’ l’ennesima inutile ballata rock, pacchiana gia’ dal titolo.
"Diabolos" – 2005. Lunga introduzione al piano seguita da Farewell (strano nome per la prima canzone di un album!), cantata dalla voce intensa ed emozionale di Gackt, ex cantante dei Malice Mizer. Ash ha grinta ed apprezzabili chitarre quasi metal, Dispair e Black Stone sono energiche e ballabili, Road ha un ritmo piu’ pop del solito Gackt. Future ci ammalia con suoni caldi e suadenti, ma le altre si fanno notare meno, non sono sempre convincenti, pur rimanendo nella media dei lavori di questo artista che vorremmo più poliedrico.
Garadama
"Garadama 1" – 2000, Alchemy Records - 7 pezzi di fango dal filone di Blue Cheer, Black Sabbath, Rollins Band and Killdozer... ma piu’ rumoroso e lento. Alcune delle canzoni suonano familiari, ma sembrano essere tutti pezzi originali. Questo e’ un gruppo da vedere dal vivo, aggressivi! Un CD con bassi pesanti e voci esasperate, rumoroso e rallentato.
“Garadama II” - Un power trio piu’ heavy dei potenti Blue Cheer stessi. Musica in fuga, stile “rinchiudi tua moglie e tua figlia, questa musica ti DIVORERA’”. Impennate di basso grottesche e spaventose, fitte schitarrate piu’ lente dello scorrere del liquame, e spaventose voci alla “Vengo dall’oltretomba”. Per niente artistico, ma spaventoso. Dragon Shrine inizia con un riff di chitarra lento e tenebroso, cosi’ come My Eyes, Soliloquy, Dogma Part I, Who Does Try To Kill Man?, Dogma Part II. Insomma, non tutti i pezzi, solo quelli di numero dispari, mentre quelli pari iniziano con superbi suoni di basso, mentre tutto il resto e’ un singolo tono assassino. I 2 minuti e 26 di Dogma Part I hanno voci sussurrate super spaventose prima di aggrovigliarsi e solo promettere un’esplosione finale senza portarla a termine; qualche pezzo dopo, troviamo Dogma Part II, 9 minuti e 21 che riprendono quello che Dogma I aveva lasciato in sospeso. Inspiegabile perche’ abbiano spezzato Dogma in due con del rock cosi’ cosi’ in mezzo. Potrebbe essere una buona idea cambiare l’ordine dei pezzi, ma magari no, dato che Dogma II e’ tutta tensione e niente riff.
Gaji
"Focus/Fluid/Daub" Odio essere cattivo, ma devo dire che i Gaji danno risultati molto migliori su CD di quanto non facciano dal vivo. Pazzi suoni di chitarra masticati assieme per creare un paesaggio di cantilena ipnotizzante. Il cantante Yuko li fa assomigliare un po’ ai BowWowWow per certi versi. Il gruppo e’ ben amalgamato, veloce e pesante, e questo CD mette bene in evidenza il loro talento. Vorrei solo che potessero riuscirci anche dal vivo.
Galactic Magma
"Automeal" Cosi’ simili ai Manic Street Preachers da essere praticamente intercambiabili, di sicuro nel reparto voci, ma Automeal e’ un buon mini album di sei pezzi, ricco di belle canzoni e notevoli lunghe improvvisazioni strumentali. Un altro gruppo all’altezza della loro stellare reputazione come concerti, potrebbero rimanere nella storia, tecnicamente sono gia’ una rivelazione. Con un nome originale, oltre tutto.
Garlic Boys
"Love" Rock, pop, pop-core, hardcore, e pezzi ben scritti e ben prodotti, a 360°, sorprendentemente piacevole da ascoltare, grazie a questo originale e bizzarramente talentuoso gruppo giapponese. Love ci regala 12 canzoni forti, tutte abbastanza buone da guadagnarsi un posto nella vostra raccolta di musica da feste preferita, alcune di esse potrebbero perfino ricordarvi dei potenti GWAR (ma non Green Jello/Jelly). Amo "Love".
the Gazette
“DIM” -2009. Introduzione tenebrosa all’inizio che sfuma nella dolcezza, con battiti etnici, ci prepara a farci trovare impreparati quando arriva The Invisible Wall con le sue chitarre a mille, canzone da ascoltare a tutto volume scuotendo la testa. Ancora un volta i richiami al rock americano sono insistenti, ma il disco prende un taglio più personale. Si continua mescolando metal, pop e punk con suoni elettronici, come in altri lavori, ma qui è il metal a prendere il sopravvento e il fatto che si sia decisa una direzione principale pur tenendo la varietà di influenze dà maggiore coerenza al tutto. Il quinto pezzo trova il difficile equilibrio tra energia e dolcezza, e trovare questa specie di punto G della musica è una di quelle cose che ci fanno capire che potremmo essere di fronte ad un gruppo che vale la pena continuare a seguire. Le atmosfere gotiche e malsane prendono il sopravvento dopo la prima metà del disco, DIM scene chiude alla grande un bel disco. "Stacked Rubbish" – 2007. Primo disco dei Gazette, e iniziare con una intro intitolata Art Drawn by Vomit e una canzone chiamata Agony farebbe presagire un gruppo provocatore convinto, e invece le premesse non vengono rispettate. Agony ricorda i Limp Bizkit, si prosegue con suoni da vari repertori rock, da chitarre IronMaideniane a voci DirenGreyesche, passando per la ballata Calm Envy, con voce che scende a tonalita’ alla Elvis e coretti tristemente pop. Il suono compatto c’e’, la tecnica anche, ma l’originalita’ e’ presente a sprazzi, ed eliminare certe strofe e certi coretti troppo pop, o scegliere definitivamente di adottarli come stile, gioverebbe. Onore al merito di aver contribuito (probabilmente proprio grazie ai coretti piu’ pop) a far crescere il numero dei fan del visual kei, e ad avvicinare l’ascoltatore di musica da radio a suoni piu’ pesanti. People Error non c’entra niente col resto del disco, ma e’ un piacevole finale pianistico.
“Disorder” - 2004. Carry? ha un’intro originale e un ritornello memorabile, inserito in una confusione di urla metal e stacchetti più pop, un Arlecchino di cose diverse che si sorregge fragile ma ha personalità e piace. Sembra una pazzia “sprecare” un ritornello così commerciale, che avrebbe fatto la fortuna in radio, in un pezzo che alla fine alla radio è improponibile, ma in un’epoca in cui tutte le canzoni sono studiate a tavolino per funzionare, questa è piacevolmente radiofonicamente scorretta. Maximum Impulse cita i RHCP al confine del plagio, pur staccandosene completamente nel genere. Tokyo Shinju è la più melodica, e forse per queste precede di poco Anti Pop che è però meno anti pop di quanto declami il titolo. Saraba ha un bel giro di chitarra e una voce dolce-amara che conquistano pur rimanendo una canzone con una melodia abbastanza banale. Disco tutto sommato non male anche se disomogeneo sia nello stile che nei risultati, con canzoni degne di nota che siedono fianco a fianco con altre che avrebbero meritato di essere ripensate e rivedute.
the Gerogerigegege
6 canzoni, le piu’ estreme esplosioni di furioso rumore chitarristico con intro urlate, la maggior parte con una lunghezza di circa 20 secondi, con titoli come "I'm Not in Love", "Light My Fire", "Boys Don't Cry", e "Sheena is a Punk Rocker." Quest’ultima e’ la canzone piu’ lunga, che mescola mute distorsioni con frammenti di rumore in stile Masonna.
Gilles de Rays
“Crack a Boy” 1994 – Un disco con un gusto unico ma diversi stili di cottura: si inizia con un rock allegro, quasi rockabilly, ben ritmato e simile ad un fast food attraente ma di poco spessore. In Realize spunta qualche urlo punk e assolo di chitarra che aggiungono spezie rendendolo uno dei pezzi più appetibili del menù. Il lento Heaven accompagna un cantato malinconico a chitarre ora new wave e ora metal, Everlasting Rain condisce con chitarre ska, ma il risultato rimane comunque un pasto leggero, senza grassi e troppo gusto, da mangiare quando non si ha tempo per qualcosa di più raffinato.
Girugamesh ギルガメッシュ
“Music” 2008 – Inizio elettronico e prima canzone potente, perfetta per gli alti volumi di una festa, chitarre voci e ritmica alla Linkin Park con influenze che vanno dai no-FX ai Bad Religion. Si continua in questa direzione, potenza quasi metal e ritmo quasi ballabile, con Яyo, (il batterista autore delle canzoni) che cita di continuo tutto il rock americano degli anni ’90. Proprio questi continui rimandi sono il limite maggiore del disco: ad un certo punto si ha la sensazione che non si tratti di citazioni ma di scopiazzature, e la ricerca di qualche sprazzo di originalita’ e’ vana: voci e cori, suoni delle chitarre e delle percussioni, tutto ricicla suoni gia’ sentiti dando l’idea di un prodotto studiato a tavolino per il successo, con una produzione impeccabile e suoni perfetti ma scarsa originalita’.
Glay
“Love is Beautiful” – 2007. Rock’n’Roll Swindle apre le danze con un titolo pretenzioso, ma niente a che vedere con i Sex Pistols: la voce è nitida e gli strumenti puliti e melodici, pensate e Europe o Bon Jovi se fossero cresciuti in Giappone. La voce raggiunge notevoli tonalità, il disco è piacevole ma non sorprende e rimane al confine tra pop e rock, mancando della cattiveria necessaria ad essere pienamente considerato nella seconda categoria; a volte chitarre blues fanno capolino dando più anima a canzoni altrimenti abbastanza piatte. Molti pezzi rimangono comunque nella memoria, piacevoli ed innocui, amabili e melodici.
Gothika
“120 Days of Sodom” – Figliocci di Prodigy e Chemical Brothers e imparentati con la New Wave anni ’80 tanto quanto con gruppi gotici tedeschi, questo trio mette voce e sintetizzatore in grande evidenza, accompagnati dai suoni industriali della batteria elettronica. Facile vederli dal vivo dato che vivendo in Germania sono capitati anche di recente in Italia come ospiti a qualche festival, sono un gruppo che vale la pena di tenere d’occhio, e che con la maturità potrebbe produrre qualche capolavoro. Quasi tutte le canzoni centrano l’obbiettivo di coniugare aggressività e orecchiabilità, essendo ballabili ma abbastanza dure. Lage kokeshi Doll è probabilmente il pezzo migliore, grazie alle tastiere apocalittiche; Beyond God and Evil cita Marylin Manson nello stile dei suoni oltre che del titolo. Alexa si stacca dal resto del disco per la sua lentezza, inizia bene con un suono tetro-pop ma poi diventa zuccherosa e potrebbe appartenere ai Backstreet Boys se non fosse per la voce che rimane elettro-sintetica. Alla lunga la mancanza di basso e chitarra si sentono, e proprio l’inserimento di questi potrebbero dare al gruppo quel carattere che gli manca.
Greeeen
“あっども・はじめまして” –2007. “A, Domo, Hajimemashite” è un disco di hip hop leggero e canticchiabile, vicino ai nostri Articolo 31 cui assomigliano sia nella voce scanzonata che nelle chitarre che spuntano qua e là. Musica allegra da festa, difficile star fermi e non farsi contagiare dal buonumore che esprime con ritmi veloci e chitarre quasi ska, quasi rock, quasi blues. Curiosita’: nessun membro del gruppo ha fino alla data della pubblicazione di questa recensione mostrato il volto in pubblico.
Grind Orchestra
“SoWap” - Grind Orchestra e’ un progetto di Yoshikawa, ex cantante e batterista dei Boredom. Musica demenziale e avant-garde, ricca di percussioni e voci, grugnare e gemiti, con aggiunta di strani suoni come da macchine spaziali. Non aspettatevi schitarrate o giri di basso in questo lavoro. Un gruppo divertente dal vivo, molto intensi. La seconda canzone, Life-sized Monster sembra un pezzo teatrale tradizionale giapponese suonato con theremin e altri effetti sonori.Beguin the Grind ricorda una canzone hawaiana con il theremin e nella quarta canzone, Periscope D, cominciamo finalmente a sentire un accenno di chitarra, mescolato al theremin, alle percussioni e alle voci. Funky! Groovy! Jungle Marriage e’ primitiva e tribale, Take the Kurawaanka e’ una ripetizione drone spaziale del tema di “kurawankai”, probabilmente uno dei pezzi piu’ musicali del disco, con un cantato quasi vero, e dei sample dai Led Zeppelin, penso il theremin da Whole Lotta Love. Bo-Samba e’ quello che dice il titolo, una canzonetta da feste, Hah-Di, Gah-Di 9 e Second St. offrono strani effetti sonori e ritmi pazzoidi. B.G.S. (Epilogue To Monster) assomiglia alle precedenti, ma con urla in abbondanza.
Guitar Wolf
I Guitar Wolf sono un fenomeno del rock. Questi soldati diligenti non hanno risparmiato un respiro di energia nella loro ricerca del suono e dell’immagine rock piu’ puri possibile, e questa continua ricerca e’ stata fruttuosa, perche’ senza dubbio (uff, come potrebbero essercene?) i Guitar Wolf sono ROCK 'n' ROLL!!!
“Planet of the Wolves” e’ un lavoro imperdibile, grande anche solo per il titolo, tanto quanto “Jet Generation” . La musica e’ ancora meglio dei nomi dati ai dischi, con canzoni originali “crepamuri” come Motorcycle Baby e tante altre,e come non citare la cover selvaggia della canzone rock piu’ selvaggia dei Beatles: Slow Down (e non importa se il cantante non ha dedicato tempo ad imparare le parole inglesi giuste, fanculo, questo e’ ROCK 'n' ROLL!!! ). Esistono anche altre cover tra cui "Summertime Blues" e "(Can't Get No) Satisfaction" su altri dischi, da divertirsi! Se ne avete la possibilita’ vedeteveli nel film giapponese di zombi Wild Zero. La migliore band di rock del Giappone, e probabilmente del mondo.
“Dead Rock” – 2007. Gridare alla morte del rock con queste chitarre sporche e voci urlate: non poteva esistere metodo migliore e più contraddittorio di prolungarne la vita non con innovazioni e idee, ma con un semplice ritorno alle origini. Il rock semplice ed essenziale, due frasi e due accordi in croce, ha ancora molto da dire, e questo disco si inserisce perfettamente nella tradizione di Born to be Wild e Anarchy in the UK. Se Dir en Grey sono poesia e Bump of Chicken un bel romanzo, Guitar Wolf e’ un impertinente graffito sui muri della citta’: niente tecnica, niente ambizioni, solo un irriverente messaggio a chi ha voglia di leggere (ascoltare); ma il messaggio arriva e la comunicazione e’ efficace per cui lo scopo e’ raggiunto. Tutto il disco suona come se fosse uscito dritto dall’inizio degli anni ’60, ignorando tutto quello che e’ successo dopo, e il cantante sembra un ubriaco incazzato perche’ al bar dell’angolo rifiutano di servirlo, meraviglioso!
Difficile scegliere qualche canzone: tutte spiccano e tutte valgono l’ascolto per cui invitate qualche amico di quelli veri, non quelli sofisticati ed eleganti, ubriacatevi e buon ascolto!
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