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Kagrra,
Leur L’existence (sic)” Nome e ispirazione dal Giappone classico: kagura è un tipo di danza tradizionale, e dalla tradizione arriva l’uso dello shamisen e altri strumenti antichi in alcune canzoni, i testi ispirati alla letteratura antica, e i kimono rimodernizzati indossati nei concerti. Molto sottovalutati, ma questo disco ne prova la versatilità, dimostrando anche una certa maturità nel suono. Un rock particolare, con molte canzoni lente e poca cattiveria, gradevole e originale, dolce e romantico tanto quanto la bella copertina. “Yuki koi uta” ha il suono più peculiare e affascinante del disco, crea un’atmosfera mentale molto particolare.
Kahimi Karie
“Leur L’existence (sic)” Kahimi Karie è una cantante con una voce soffice da ragazzina, con canzoni che ricordano Jane Birkin, Chara, o anche Pizicatto Five, con chitarra minimalista su sfondo elettronico, quasi lo-fi alla Beck in certi episodi. Canta in inglese, francese e giapponese. Ha pubblicato diversi dischi e fa parte dello Shibuya Sound, che include Cornelius e Pizzicato Five. Viene citata nel manga Detroit Metal City dove sembra essere la cantante preferita di Negishi-kun, il cantante della band quando nel suo alias Johannes Krauser II. Questo EP di Quattro canzoni include un mini-disc con le stesse canzoni. La prima canzone “~プロローグ~まじめに愛して!” è un dolce e moderno “la la la”, accreditato a Serge Gainsbourg, pieno di suoni di produzione asciutti e realistici, un esempio di superba tecnica audio. Il secondo pezzo “若草の頃” usa un po’ del riff di Lou Reed da “Walk on the Wild Side” e ci si diverte, con molti più “la la lai la la la la la la”. Karie torna sé stessa nel terzo pezo 偽りの恋~愛のL’amour~”, dove finalmente canta, perfino in duetto, con vero sentimento e pathos. “~エピローグ~まじめに愛して!” torna al “da da da da, da da da da da da”, e chiude con piacevole cinguettio d’uccelli. Ottimo EP.
Kimura Kaela
“5 Years” - 2010 – Diventata famosa come modella, di padre britannico e madre giapponese, festeggia con questa raccolta i primi cinque anni di carriera musicale. Uscito doppio nella versione a tiratura limitata, il secondo CD contiene qualche inedito, collaborazioni e la (bella) cover di “Pretty Woman”. Artista fondamentalmente pop, non disdegna qualche riff punkeggiante e qualche strizzata d’occhio alla dance, ma le sue armi migliori sono le melodie semplici ma originali e la voce affascinante quanto modulata, entrambe (melodia e voce) a volte grintose, altre divertenti e a tratti perfino seducenti. Tra i pezzi migliori la ballabile “Banzai”, l’allegra “Moustache” e l’intensa “Yellow”. Merita le vendite stratosferiche che puntualmente ottiene.
Kina Shokichi and Champlose
Champlose rappresenta la musica di Okinawa, pungente e divertente e ricca di strane armonie femminili e note in staccato che fanno "hep, hep, hep, hep" . La loro canzone "hana" (flower) è un classico, interpretata in cinese e altre lingue (è disponibile un CD di versioni in una dozzina di lingue). Quasi tutte le canzoni sono veloci, ipnotiche e cariche di armonie che vi terranno di buon umore per tutta la durata dell’album. Quando finisce, basta riascoltarlo.
Kiryu
"Meikyou Shisui " – 2010 – Gruppo dallo stile molto particolare, con sintetizzatore spesso in primo piano, a volte impostato per imitare strumenti tradizionali altre semplicemente per produrre effetti speciali stranianti. Look estremamente visual kei, con elementi dalla tradizione (kimono rivisitati). La voce di Mahiro è drammatica e lamentosa, non è facile abituarcisi, ma ben si adatta al tipo di musica enfatica ed ampollosa, lontana dagli stilemi pop. “Another Side” apre con un bel giro di chitarra, decorato da sintetizzatori onnipresenti, diventa quasi ballabile, è spezzata dai lamenti teatrali della voce, riprende la schitarrata iniziale che si trasforma nel tema di Tetris, seguita da brevi assoli di basso e batteria per chiudere in caos quasi metal. I 己龍 (Kiryu) continuano fino alla fine del disco a colpi di metal alternati o sovrapposti a timbri dal Giappone medievale. Non accontentatevi del primo ascolto per decidere se vi piacciono.
KK Null
"GeV" - Staalplaat Records – Energetiche e rumorose, questi 17 pezzi rappresentano 48 minuti dei migliori rigurgiti e suoni gracchianti dell’ex membro dei Zeni Geva, KK Null. Una perfetta miscela di suoni industriali e da film di fantascienza che includono battiti del cuore digitali, ronzii di operai robot, palline da flipper che schizzano qua e là, uccellini che cinguettano ubriachi, fornaci, teletrasportatori, grilli sotto attacco laser, campanelli d’allarme, bicchieri di prosecco in una stanza di conigli energizzati, androidi rotti, un’invasione di locuste , un allarme intrusi, ragni di fretta dentro il pozzo di un ascensore, vicini ad una raffineria surriscaldata, bungee jumping digitale, la stanza dei motori di Goldrake, pompe, un’aggressione con sega elettrica luminosa e molto di più. C’è anche della conversazione al computer per R2-D2. Molto anti-concentrazione ma divertente, questo album ha una delle più belle copertine artistiche che ho mai visto, non sfigurerebbe in un museo.
Kobukuro
“All Covers Best” – 2010 – Il duo pop dal look vagamente folk, sulle scene dal 2008, trova posto tra gli album più venduti del 2010 con un doppio CD di cover. Pezzi di Stevie Wonder, B.B. King, Bryan Adams, Eagles e addirittura Ramones affiancano artisti locali di successo quali Kuwata Keisuke, i Mr.Children, Watanabe Misato, Makihara Noriyuki, Ozaki Yutaka, UNICORN e la loro amica ayaka. Inizio che più cheesy non si può, e una successione di alti e bassi qualitativi che in gran parte delude, tra pronuncia inglese molto approssimativa (a questo punto avrebbero ottenuto un risultato migliore traducendo i pezzi dall’inglese), suoni che convincono poco, canzoni troppo dolci perfino per un cenone di Natale, e una certa noia generale che ci assale già dal secondo ascolto.
Koda Kumi
“Eternity ~Love & Songs~” - 2010 - Disco di cover da una delle signore del pop giapponese: tra gli artisti reinterpretati troviamo Akina Nakamori, Mongol800, Yen Town Band, Seiko Matsuda e Momoe Yamaguchi. Un disco molto lento, con ballate e un paio di uptempo a farla da padrone, ma era da aspettarselo con la parola Love nel titolo. Belle atmosfere, arrangiamenti di alto livello (naturalmente) ma poca originalità nelle interpretazioni, un disco perfetto come sottofondo ma che rischia di essere noioso altrimenti. Utile a riscoprire artisti giappone degli anni ’70 e ’80, cercate le versioni originali!
Kra
“Gurico” – 2010 - J-Rock vivace quanto basta per essere allegro e ballabile, ma grintoso a sufficienza per non diventare infantile o ridicolo. La voce di Keiyuh è potente ed energica quanto basta, a dispetto della sua statura, e le impennate tanto di Mai alla chitarra quanto di Yuhra al basso danno vigore ad una musica che invita a saltare e cantare. “Dennou I ♥ YOU” è la canzone che più rimane in testa, e anche la più rappresentativa del loro stile. “A bientot” chiude il disco aggiungendo un tocco di jazz.
Kuni
“Lookin’ for Action” (Polydor, 1988) Inclusione per certi versi atipica, visto che Kuni, per quanto giapponese purosangue, registra i suoi due album in California, accompagnato da un autentico parterre de roi di musicisti americani. Sul primo, ‘Masque’ (1986), sono coinvolti, tra gli altri, Billy Sheehan, Frankie Banali, Chuck Wright, Neil Turbin, Mark Edwards e Kal Swan, mentre su questo secondo LP il chitarrista sfrutta i servigi del potentissimo drummer Mike Terrana e soprattutto il talento vocale di Jeff Scott Soto. Non sorprende dunque godere di solchi dedicati a un metal rutilante e cromato, in pieno stile Dokken, forse soltanto un pizzico freddo, studiato a tavolino, ma fortunatamente assai lontano da pericolose tentazioni Varney-style, visto che la tecnica è posta al servizio delle composizioni e non viceversa. Dopo molti anni di silenzio, nel 2000 Kuni partorisce un terzo capitolo, ‘Fucked Up’ nel quale compare addirittura Paul Stanley (in qualità di bassista!), stavolta carente di autentica ispirazione.
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