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Giappone.
Fantasie sessuali corrono libere e si riflettono sui molteplici specchi che arricchiscono le stanze a tema dei love hotel; gemiti romantici della prima volta danzano trasognanti in contrapposizione ad urla o silenzi soffocati nelle bocche annodate di chi il sesso lo vive fetish o sadomaso.
Giappone.
Il regno dei soapland…corpi femminili nudi ed insaponati scivolano sensualmente sui clienti “da lavare”; il regno degli hostess ed host club, in cui flirtare maliziosamente, conversare e bere; dei sex shop, del bondage, del sesso estremo “Dita sottili, inghiottite dalla mia carne…il corpo anelava ossigeno, fui scossa da brevi spasmi. La gola emise un rantolo, il viso si contorse in una smorfia. “Bene così. Fammi vedere che soffri. Me lo fai drizzare da morire”. (Serpenti e piercing di Hitomi Kanehara)…
In Giappone il piacere del corpo è un aspetto naturale della vita di cui godere senza inibizione alcuna, un volto contratto nell’estasi e la nudità del corpo, che poi è anche quella dell’anima, divengono il concetto del bello.
Un paese così altamente erotico non può ovviamente escludere dalla sua sfera sensoriale le pagine di manga o frames di anime, vero e proprio business per il Giappone, ed allora giovani donne dal volto innocente ma dal corpo burroso e prosperoso, esploderanno di sex appeal ed impacciati maschietti sprigioneranno tutto il loro vigore in frammenti di sogno o realtà.

Una geisha accarezza il pene di un samurai che gentilmente contraccambia.
Una geisha accarezza l’enorme membro di un giovane samurai.
Una coppia fa l’amore di fronte ad un paravento con boccioli di pruno, il monte Fuji è visibile attraverso la finestra.
Un uomo accarezza una vergine mentre tiene una fiaschetta di sakè.
(descrizioni tratte dal libro “L’arte giapponese del sesso” di Jina Bacarr).
Siamo nel lontano periodo Edo (1615-1868), di fronte a preziose stampe shunga, letteralmente “immagini di primavera”, una primavera esplicita che sboccia di sempre nuovi modi di far sesso quella degli shunga, xilografie che, allora, divenivano dei veri e propri manuali di formazione sessuale.
Probabilmente è proprio in queste immagini che possiamo ritrovare le fondamenta di manga erotici.
Vergini, cortigiane, geisha lasciano spazio, nel presente, ad hostess, poliziotte, casalinghe, innocenti studentesse, maestre; cambiano gli scenari, l’abbigliamento, ma il sesso è sempre lo stesso, quello della curiosità, del nascondere, scoprire, osare, godere, dell’insinuarsi nei più caldi e fluttuanti interni del corpo, del colorare di un rosso intenso il proprio sesso con mani oppure oggetti, del pulsare della carne viva, del gustare succhi di femminilità colati dalle cosce divaricate, dell’esplodere dell’uomo in mezzo a fessure ricercate…
Il sesso negli anime e manga non è solo semplice atto fisico, è un contenitore che ne tiene all’interno tanti altri, di diverse misure e consistenze, il sesso è desiderio, perversione, emozione, fantascienza…
Può essere meno esplicito, nel manga “Futari H”, per esempio, il membro di Makoto, diviene una banana; a volte, invece, nulla è lasciato all’immaginazione ed allora anche il membro maschile verrà disegnato minuziosamente in tutte le sue venature.
Negli anime , le parti intime vengono spesso censurate grazie a tecniche elettroniche come l’aumento dei pixel che ne altera l’immagine, rendendo quel vedere-non vedere più intrigante che mai.

Quant’è più sensuale l’ombra di un corpo nudo adagiata dietro un paravento piuttosto che una nudità completa a portata degli occhi di tutti i sensi?

Alessia Tino