Il gagaku
Chi si accosta al gagaku per la prima volta non può non
riceverne una profonda impressione, soprattutto se precedentemente non
aveva mai avuto occasione di ascoltare musica orientale. Nel gagaku tutti gli elementi che costituiscono il materiale sonoro
sembrano sovvertire i canoni a cui siamo abituati: il ritmo, anche
quando è regolare, non segue la rigida scansione metronomica della
musica mensurale occidentale ma è paragonabile piuttosto alle
pulsazioni di un respiro ed è attraversato dai battiti secchi e
progressivamente accelerati del kakko (piccolo tamburo) che sembrano non avere alcuna relazione con
l'andamento generale della melodia; l'intonazione esatta delle note
lascia il posto ad estesi portati o a variazioni microtonali; lo
stesso timbro penetrante e lamentoso degli hichiriki ci comunica una sensazione di estraneità.
Nello stesso tempo capiamo di essere di fronte ad una logica precisa e
ben strutturata, ancorché a noi sconosciuta, al prodotto raffinato e
cristallizzato di una tradizione secolare; questo forse accresce il
nostro disagio molto più che se si trattasse della sperimentazione
iconoclasta di qualche avanguardia, perché ci rendiamo conto di
affacciarci ad un mondo completamente nuovo, di cui non sospettavamo
l'esistenza.
Eppure non si può che il gagaku sia in assoluto un genere
difficilmente comprensibile alle nostre orecchie; dopo i primi ascolti
la sorpresa lascia il posto all'apprezzamento ed al coinvolgimento.
Forse contribuiscono a questo la ricchezza dei timbri strumentali, che
ci può richiamare l'orchestra sinfonica occidentale, o l'assenza di
testo cantato (almeno in molto del repertorio disponibile nella
discografia a cui più facilmente possiamo avere accesso) e quindi
della barriera costituita dalla lingua.
Il gagaku è uno dei generi musicali più
antichi tra quelli ancora eseguiti nel Giappone odierno: esso
ha raggiunto una forma pressocché definitiva verso la metà del periodo Heian,
cioè circa mille anni fa, ed in questa forma è stato trasmesso fino ai
nostri giorni (pur attraverso svariate vicende e vicissitudini).
Questo processo di trasmissione è stato possibile perché il gagaku aveva una grande importanza come musica della Corte
Imperiale e quindi la sua preservazione era necessaria per una
corretta esecuzione dei riti e dei cerimoniali di Stato: grazie a questa
particolarissima circostanza oggi possiamo ascoltare (caso forse unico
nella musica mondiale) un tipo di musica così antico direttamente dai
depositari viventi della sua tradizione.
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