L'ichigenkin (sumagoto) (torna alla pagina "Strumenti musicali")
Immagine di un ichigenkin
Questa immagine è riprodotta con l'autorizzazione del Gakkigaku Shiryôkan, Kunitachi College of Music e non può essere utilizzata senza il consenso del detentore dei diritti d'autore.
Come dice il nome stesso (che significa letteralmente "kin ad una corda") l'ichigenkin è una specie di koto con una sola corda. Esso viene anche indicato con i nomi di sumagoto [koto di Suma] o bankin [kin a tavola].
Il suo corpo è costituito da una sottile scatola di legno di paulonia lunga circa 110 cm e dello spessore di 1.2 cm che funge da cassa armonica. La cassa è larga circa 11 cm verso la testata dello strumento ma (similmente al kin) va restringendosi fino ad una larghezza di 8 cm verso la coda; inoltre verso il centro dello strumento essa ha due restringimenti. Sul retro la cassa ha due fori per l'emissione del suono. Il peso totale dello strumento è inferiore al chilogrammo.
La corda dell'ichigenkin è tradizionalmente di seta (oggi anche di nylon). Verso la testata dello strumento essa è fissata ad una apposita sbarra che si trova sul retro della cassa, quindi passa attraverso un foro e fuoriesce sulla superficie superiore dello strumento, dove passa su un ponticello. All'estremità opposta (coda) essa è avvolta attorno ad un lungo pirolo che serve per accordarla.
Aichi Ikkô suona l'ichigenkin
L'ichigenkin viene suonato ponendolo su un apposito sostegno (una specie di basso tavolino) con la testata alla destra dell'esecutore.
Il suonatore porta infilati nelle dita due corti tubetti di avorio o di bambù chiamati rokan che hanno un'estremità tagliata in diagonale. I rokan hanno lunghezza diversa: il più lungo dei due viene infilato sul dito medio della mano sinistra e viene usato per premere leggermente la corda in posizioni opportune in modo che essa produca note diverse; le posizioni sono indicate da 12 tacche intarsiate di madreperla o di avorio disposte sul corpo dello strumento. Il rokan più corto è infilato sull'indice della mano destra e viene usato per pizzicare la corda.
L'ichigenkin è uno strumento dalle possibilità piuttosto limitate in quanto può emettere una sola nota per volta e non permette tecniche esecutive complesse; tuttavia un abile esecutore è in grado di trarre da esso effetti di grande espressività e raffinatezza e perfino passaggi di virtuosismo (vedi Esempio musicale 12).
Secondo la tradizione l'ichigenkin sarebbe stato inventato dallo chûnagon [Consigliere di Mezzo] Ariwara no Yukihira, fratello maggiore del famoso poeta Ariwara no Narihira. Nell'anno 887 Yukihira partecipò a una gara di poesia (un passatempo molto diffuso nella corte di Heian di allora: vedi il paragrafo La poesia in lingua giapponese nel periodo Heian), ma la sua composizione fu interpretata come diffamatoria nei confronti dell'Imperatore e perciò egli fu esiliato a Suma, allora un piccolo villaggio di pescatori. Si dice che un giorno durante il suo confino egli vide una trave di legno buttata dalle onde sulla spiaggia, la prese, vi aggiunse una corda e si costruì un rudimentale strumento musicale con cui alleviava la monotonia e la tristezza della propria esistenza lontano dalla capitale.
Naturalmente è lecito dubitare dell'attendibilità storica di un simile racconto, anche perché si sa che l'ichigenkin era in uso in Cina sin dalle epoche Sui e Tang (esso viene citato anche nel Nihonkôki). Lo strumento nella sua forma attuale è stato però importato in Giappone dalla Cina nella seconda metà del XVII secolo; esso fu diffuso dal monaco Kakuhô Risshi del tempio Kongôrinji (nella provincia di Kawachi) nella seconda metà del XVIII secolo. L'ichigenkin conobbe una notevole popolarità durante tutto il XIX secolo: esso era particolarmente apprezzato negli ambienti letterari come uno strumento adatto ad una musica di genere nobile e raffinato e diversi musicisti composero opere appositamente per esso; tra questi bisogna ricordare Manabe Toyohira (1809 - 1899) e Tokuhiro Taimu (1849 - 1921). Si può dire che tutta la letteratura "classica" per lo strumento risalga a questo periodo (si tratta quasi esclusivamente di brani cantati con accompagnamento di ichigenkin).
Nella seconda metà del periodo Meiji, a seguito dell'affermarsi della musica occidentale e del generale declino dei generi tradizionali, anche l'ichigenkin fu quasi abbandonato e oggi viene praticato solo da pochi interpreti.
Il nigenkin (yakumogoto)
Immagine di un ichigenkin
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Il nigenkin [lett. "kin a due corde"] è stato originariamente ideato attorno al 1820 come strumento rituale utilizzato nella musica religiosa del Grande Santuario di Izumo. Per questo motivo esso era inizialmente chiamato izumogoto [koto di Izumo] oppure tamagoto [koto - gioiello]; in seguito esso venne indicato preferenzialmente con il nome di yakumogoto [koto delle otto nuvole] dal nome di una delle principali composizioni del suo repertorio: Yakumo furi [Melodia delle otto nuvole].
Originariamente il corpo dello yakumogoto era costituito da due grossi tronchi di bambù; in seguito esso venne costruito con tavole di legno di criptomeria o di paulonia su cui, a ricordo della fattura originale, sono scolpite costole che hanno la forma dei nodi del bambù. La tavola superiore ha una forma arcuata ed è chiusa inferiormente da una seconda tavola che porta due fori per l'emissione del suono; le due tavole sono unite direttamente, senza fiancate (come avviene invece nel sô).
Lo yakumogoto è lungo 109 cm e largo 12.4 cm alla testa e 11.5 cm alla coda. Esso porta due corde di seta che vengono accordate all'unisono per mezzo di due grossi piroli che sporgono verticalmente dal fondo della cassa. Sul corpo sono segnate 31 tacche (ki) che fanno da punto di riferimento (tsubo) per altrettante posizioni. Tradizionalmente gli tsubo sono denominati a partire dal fondo della cassa per mezzo delle sillabe del seguente tanka:
yakumo koto
tsuho hau he yori
shitamate wo
waka nomi sochini
narahiki me nuru
(come si vede, nel poema non è mai ripetuta due volte la stessa
sillaba).
Per suonare lo yakumogoto, l'esecutore pone lo strumento su un basso tavolino e vi si siede di fronte in posizione seiza. Nel dito medio della mano sinistra porta infilato un tubetto di bambù della lunghezza di 5.5 cm chiamato tenkan con cui preme contemporaneamente le due corde in corrispondenza degli tsubo; nell'indice della destra è infilato un tubetto più corto (3.6 cm) fatto di corno di cervo e tagliato in diagonale alle due estremità che viene usato per pizzicare le corde come un plettro.
La letteratura tradizionale per nigenkin è formata in tutto da 212 brani che comprendono 72 honkyoku [brani originali], 95 imayôkyoku [brani alla moda attuale] e 45 gaikyoku [brani esterni]. Solo una minima parte di questi brani sono puramente strumentali: per la maggior parte si tratta di brani cantati (per voce con accompagnamento di nigenkin) che hanno la forma di tegotomono (che cioè comprendono un lungo interludio puramente strumentale).
L'azumaryû nigenkin
Con il nome di azumaryû nigenkin si indica una forma modificata di strumento ideata verso l'inizio del periodo Meiji dal musicista Tôsha Rosen per adattarlo all'accompagnamento musicale degli hauta e degli zokkyoku, e la scuola musicale da esso derivata. Rispetto allo yakumogoto, l'azumaryû nigenkin manca della tavola inferiore, cioè è formato da un'unica tavola (scavata a forma di barca). Il termine azumaryû significa "scuola orientale" e si riferisce al fatto che Tôsha Rosen viveva ed operava a Tôkyô mentre la precedente tradizione dello yakumogoto era basata nel Kansai.
L'azumaryû nigenkin ebbe una certa diffusione a partire dalla metà del periodo Meiji: oltre alle 95 opere originali di Tôsha Rosen (I) per esso furono composti diversi brani anche da parte di altri musicisti fino al periodo Shôwa e lo strumento venne usato anche nelle musiche di scena del kabuki. In seguito però il nigenkin ebbe un rapido declino e oggi è quasi del tutto abbandonato.
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